Certo si fa prima a lavare via tutto questo sangue domestico con un pratico luogo comune, classico armamentario da cronisti svogliati, genere «improvvisa esplosione di follia tra le mura domestiche». Ma sì: un bel raptus, una bella depressione, e passiamo pure agli altri titoli del nostro notiziario...
Purtroppo tutti quanti sappiamo che non è così semplice. La semplificazione aiuta a rimuovere gli incubi, ma non a comprendere. Sono grato a Claudio Risè - che dalla sua postazione di psichiatra e psicanalista è un acuto osservatore di umanità - per aver sgombrato molta nebbia. Per aver detto due o tre cose molto chiare. Per non essersi perso, come tanti suoi colleghi di grido, nelle chiacchiere da talk-show di metà pomeriggio o di prima serata. Chi abbia voglia di chiarire che cosa davvero stia succedendo nella famiglia italiana - vecchio o giovane, uomo o donna, di destra o di sinistra - può leggersi questa intervista. Si può dissentire, ma non è tempo perso.
Risè, sorpreso da tanti delitti domestici?
«No. Ci siamo costruiti un certo modo di vivere: i nodi stanno venendo al pettine».
Quale il nodo più nodo?
«Laborto. Siamo la prima società che ha legalizzato lomicidio di un bambino. La stessa società che risparmia la vita a un criminale accertato, battendosi contro la pena di morte, uccide legalmente un essere indifeso».
Il risultato?
«Accettato laborto, nellinconscio di uomini e donne passa lidea della violenza quotidiana, intima, familiare. Se si può esercitare violenza su un essere inerme, il resto viene da sé».
Visione cristiana?
«Guardi, i più recenti studi francesi, cioè di un Paese veramente laico, attribuiscono alla legalizzazione dellaborto un peso enorme. È come il nullaosta alla violenza. A quel punto, luccisione è accanto a te come unopzione praticabile».
Crolla un tabù: lintoccabilità della vita umana.
«Sì, crolla un tabù. Uso un termine che piace molto in questepoca: è lo sdoganamento della violenza. Oltre tutto, della peggiore: non è neppure quella dei combattimenti bellici o della pena di morte, ma è contro un bambino indifeso».
E la famiglia, come ci leghiamo al problema della famiglia?
«Laborto trasmette in casa un virus: a livello inconscio, rende praticabile luccisione anche in un ambito intimo e domestico come la famiglia, luogo una volta considerato sacro e intoccabile. Se luccisione non è più percepita come uccisione, salta tutto: il sacro della vita, il sacro della famiglia».
Quando abbiamo deciso di demolire?
«Anni 70. Casualmente, gli anni di aborto e divorzio. Curioso: mentre a livello sociale si combatteva per difendere gli interessi delle masse, cioè collettivi, con quelle leggi abbiamo messo sul piedestallo lindividuo. Prima, le persone pensavano che fosse interesse di tutti non uccidere bambini e tenere unite le famiglie, perché questo contribuiva al benessere della società. Oltre la boa degli anni 70, passa unaltra convinzione: quello che un individuo ritiene sia utile allindividuo, va fatto. Se cè un impiccio come un nuovo bimbo, lo si rimuove. Se cè un nuovo amore, o una nuova opportunità di lavoro, si cambia vita. È la fine della famiglia: ogni stormir di fronda può essere causa sufficiente per disfarla. Basta la semplice stanchezza del legame: prima veniva superata nellinteresse superiore della famiglia, cioè della società, ora diventa occasione per andarsene».
E la violenza?
«Se la famiglia è fragile, se non è più sacra (anche in senso laico), la famiglia può essere distrutta in ogni momento. Cè spazio per lopzione della violenza. Ciò che una volta era intoccabile, adesso è toccabilissimo. Gli ultimi studi americani dimostrano che la maggior parte dei casi difficili - tossici, suicidi, carcerati, malati mentali - nasce tra i figli cresciuti senza padre, cioè in famiglie distrutte».
Dunque, vaghiamo tra le macerie degli anni 70. Ma intravede una via duscita?
«Il malessere è forte. Però ci sono già importanti germi di cambiamento. Cresce il senso religioso. Il giudizio dei giovani su aborto e divorzio è molto più negativo di quello dei loro genitori: guarda caso, alle manifestazioni per gli anniversari di quelle leggi cerano pochissimi ragazzi. In America cè un fortissimo recupero del matrimonio indissolubile. I giovani non credono allidea del matrimonio smontabile dalla sera alla mattina. O è per sempre, o niente. La verità è che i ragazzi non vedono nei miti degli anni 70, i miti dei loro padri e delle loro madri, una via praticabile. È una via esaurita».
Che via prenderanno, loro?
«Negli anni 70 si sono smontate strutture sociali che stavano in piedi da secoli.
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