Gian Maria De Francesco
da Roma
«Una grande azienda a capitale pubblico può lavorare solo se esiste un rapporto di fiducia con il proprio ministero vigilante e con lazionista». Con queste parole ieri il presidente dellAnas, Vincenzo Pozzi, ha rassegnato le proprie dimissioni insieme agli altri quattro componenti del cda a far data dal prossimo 20 luglio, data di convocazione dellassemblea di bilancio.
Si tratta di una decisione in larga parte già scontata dopo le polemiche con il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, che ha accusato, con due esposti presentati alla Procura di Roma e alla Corte dei Conti, i vertici dellagenzia governativa di aver attuato una cattiva gestione creando un buco di almeno 3,5 miliardi di euro. Un atto mai sconfessato dallazionista ministero dellEconomia (che controlla il 100% di Anas) e che ha determinato le dimissioni in blocco.
Pozzi ieri ha sottolineato che in cda è stato presentato un documento nel quale si «conferma la corretta e trasparente gestione aziendale in merito allutilizzo e alla riallocazione dei residui e la completa copertura dei lavori che sono stati oggetto dellattenzione del ministro vigilante». La relazione, corredata dai pareri di diverse società di revisione (Italrevi, Kpmg, Ernst & Young), sarà presentata alla commissione Anmbiente e Lavori pubblici della Camera mercoledì prossimo nel corso di unaudizione dello stesso Pozzi.
Insieme al presidente lasceranno anche gli altri quattro consiglieri Giuseppe Bonomi, Alberto Barandani, Giovan Battista Papello e Mario Virano. La naturale scadenza del cda sarebbe stata il 31 dicembre del 2006. «In questi quattro anni - dice al Giornale Giovan Battista Papello - abbiamo rimesso in moto il sistema viario e tutte le decisioni sono state prese con correttezza sulla base delle informazioni provenienti dalle strutture interne». Per il governo dellUnione scatterà, quindi, una nuova opportunità di spoil system. La precedente composizione vedeva quattro poltrone assegnate alla maggioranza e una allopposizione (Virano è in quota Ds). Per la decina di partiti che compongono la coalizione di governo sarà difficile trovare un accordo. E la scorsa settimana la Margherita aveva già lanciato un avvertimento ai Ds e alla loro volontà egemonica.
In pole position per la presidenza cè il numero uno di Fintecna, Maurizio Prato che, secondo le ultime indiscrezioni, non sarebbe propenso a lasciare la holding pubblica.
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