Anche la Cina rallenta l’andatura

Primi segnali di atterraggio morbido dell’economia in arrivo dalla Cina. Secondo le stime del National Bureau, gli investimenti fissi nelle aree urbane sono cresciuti del 30,5% nei primi sette mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Si tratta di un leggero rallentamento rispetto alla crescita del 31,3% registrata nel primo semestre del 2006. Il dato si colloca al di sotto delle stime del mercato che aveva scommesso su una crescita del 30,5%. Secondo gli analisti, l’indicatore odierno rappresenta una buona notizia, in quanto evidenzia come le misure di raffreddamento dell’economia inizino ad avere qualche effetto, anche se nel complesso si parla ancora di valori molti alti. Nel corso degli ultimi mesi gli investitori hanno espresso parecchie preoccupazioni a causa del possibile rischio per l’economia cinese di un cosiddetto hard landing, ossia un atterraggio duro, causato dall’eccesso di offerta rispetto alla domanda interna. Intanto, le oscillazioni superiori alla norma registrate dal tasso di cambio tra dollaro e yuan negli ultimi tre giorni suggeriscono che il mercato valutario cinese sta diventando più libero e potrebbero presagire un apprezzamento più rapido della divisa. Da lunedì lo yuan ha registrato le oscillazioni più ampie dal luglio 2005, quando la divisa è stata rivalutata e sganciata dal dollaro. Ieri lo yuan è calato di 0,28% segnando il calo maggiore registrato in una singola seduta dal luglio 2005. Le recenti oscillazioni rappresentano solo circa la metà di quanto permesso dalla banda della valuta, pari a 0,3% in entrambi i sensi, rispetto alla quotazione centrale fissata ogni giorno dalla banca centrale.

Sui mercati globali una volatilità giornaliera di circa 1% non è considerata eccezionale. Tuttavia, il mercato valutario cinese, assoggettato a controlli molto stretti per lungo tempo, sta iniziando ad apparire più sviluppato e capace di mosse repentine.

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