Anche i dipendenti assediano Padoa-Schioppa

Fabrizio Ravoni

da Roma

La protesta contro la Finanziaria arriva fino alle porte di Padoa-Schioppa. Un «serpentone» di ministeriali ha percorso ieri mattina i corridoi del palazzo di via XX Settembre. E lo stesso ministro è rimasto vittima della manifestazione. Una nota della Cgil precisa infatti che il corteo interno è arrivato «fino agli uffici di Padoa-Schioppa, rendendogli temporaneamente impossibile l’uscita dal ministero». Per qualche istante, quindi, il ministro è rimasto prigioniero nelle sue stanze. Non era mai successo.
All’origine della manifestazione, il taglio della Finanziaria di 450 milioni del fondo destinato alla produttività del dipendenti del ministero. Il corteo si è sciolto dopo che una delegazione è stata ricevuta dal capo di gabinetto che si è impegnato a ritirare la norma criticata dai sindacati.
Con il risultato che questa modifica sarà la 255ma richiesta d’intervento alla legge finanziaria. Finora, infatti, erano 254 le proposte d’intervento d’origine governativa arrivate a Palazzo Chigi. La presidenza del Consiglio, che ha la regia della Finanziaria, conta però di recepire solo 30-40 modifiche alla manovra. Con il risultato di aumentare la quota di scontenti.
Prodi, però, sembra intenzionato ad usare il pugno di ferro con la sua maggioranza. Al punto che il Consiglio dei ministri di oggi potrebbe autorizzare il governo a chiedere il voto di fiducia sul decreto fiscale.
Un voto che sembra scontato, visto anche il ritardo di un giorno con il quale il provvedimento arriverà nell’aula di Montecitorio. Per due giorni, le commissioni Bilancio e Finanze della Camera sono rimaste sospese perché i rispettivi presidenti non trovavano un accordo sull’ammissibilità degli emendamenti; emendamenti quasi tutti presentati dalla maggioranza. Ed ora il decreto arriverà in aula domani. La discussione generale del provvedimento proseguirà fino a sabato. Lunedì 23 ottobre, poi, l’assemblea di Montecitorio dovrebbe esaminare il disegno di legge sull’ordinamento giudiziario; e martedì pomeriggio riprendere il decreto fiscale. E proprio martedì il governo potrebbe chiedere il voto di fiducia.
Una scelta che farebbe decadere tutti gli emendamenti approvati in commissione. E l’aula di Montecitorio voterebbe solo le modifiche governative che verranno introdotte nell’articolo di conversione del decreto.
Insomma, i parlamentari della maggioranza e dell’opposizione finirebbero soltanto per votare le modifiche del governo. E lo schema di iter parlamentare del decreto potrebbe essere ripetuto anche con la Finanziaria, visto soprattutto l’alto numero di richieste di modifiche da parte governativa; a cui, inevitabilmente, si aggiungeranno quelle dei singoli deputati di maggioranza ed opposizione.
Circostanza che accresce la tensione sia in Parlamento, sia nel Paese. Oltre alle proteste dei lavoratori autonomi, scendono sul piede di guerra anche università, pubblico impiego, diplomazia, Guardia di Finanza.
Il Cocer delle Fiamme Gialle denuncia che questa Finanziaria mostra «la chiara volontà politica a liquidare la Guardia di Finanza», a fronte del fatto che la lotta all’evasione è il più grande progetto di questa manovra. «Qualcuno si deve assumere la responsabilità di dire al Paese che realtà attende i 64mila militari della Finanza», sottolinea la rappresentanza sindacale. Che lamenta come il taglio dei fondi a disposizione renda problematica l’operatività del Corpo.
Le Fiamme Gialle non scioperano e non scendono in piazza. I docenti universitari, sì. Studenti e docenti universitari hanno proclamato una settimana di iniziative (dal 23 al 27 ottobre) contro la Finanziaria ed hanno programmato per il 17 novembre uno sciopero nazionale, con manifestazione per le strade di Roma.


Nel pomeriggio Padoa-Schioppa si è trasferito a Palazzo Chigi per lavorare sulle modifiche alla Finanziaria con Prodi e Visco. Nell’incontro il Prodi «presidente del Consiglio» ha dovuto cedere il passo al Prodi «assistente sociale» del ministro dell’Economia.

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