Anche i musulmani temono gli estremisti al «tempio»

A parlare non è qualche esponente del centrodestra. O qualche intollerante ultraconservatore cattolico. A criticare la sindaco e la scelta di questa moschea sono gli stessi islamici. «Il rischio è che la moschea sia gestita da una comunità islamica che non ha la sufficiente maturità per discernere tra politica e religione e l’ha dimostrato nelle manifestazioni di piazza di questi giorni». Ad affermarlo è Abu Bakr Moretta della Comunità religiosa islamica italiana, commentando l’annuncio del sindaco Marta Vincenzi sulla localizzazione della moschea a Genova.
«Noi non ci riconosciamo nell’Islam politicizzato», spiega Moretta che chiede la «costituzione di un comitato che possa garantire una gestione trasparente del luogo di culto» e che afferma di «non essere stato interpellato dal Comune» col quale in passato aveva collaborato, così come di non essere stato inserito nella Consulta delle religioni. Ma a queste preoccupazioni replica il portavoce della comunità islamica genovese Alfredo Maiolese, che proprio ieri sera ha incontrato il sindaco per parlare del «percorso» verso la costruzione della moschea. Maiolese ha garantito che «non c’è niente da temere, e che la comunità sarà aperta alla popolazione».
E proprio per gettare le basi per una civile convivenza spiega di voler incontrare i cittadini del Lagaccio. A Genova ci sono ottomila musulmani che «vogliono uscire dalle cantine dove sono stati confinati per pregare in un luogo adeguato - aggiunge Maiolese - ma non sarà solo un luogo di culto, penso anche ad un’attrattiva turistica per gli arabi, anche danarosi, che potranno venire a visitarla». Insomma, Genova ne avrebbe addirittura un tornaconto economico.

Victor Rasetto, segretario Pd di Genova fa invece presente che così già ora a Genova ci sono 5 luoghi di culto islamico (Voltri, Sampierdarena, e 3 nel centro storico). Si tratta di sostituire gli esistenti con un luogo dignitoso e accessibile.

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