Dalla seconda lettera di San Pierino al Vescovo, Toscana settentrionale, al primo che passa: in quel tempo, in una calda estate di pediluvio dell’anno IX del duemila dopo Cristo, un religioso di nome don Michele viveva tra pistoiesi e maccabei riuscendo come per miracolo a farseli nemici entrambi. Era un sacramento di uomo, don Michele, così nervoso e agitato da sembrare in certi scatti più Don Lurio che Don Bosco. Illuminato sulla via di Damasco ma residente nella parrocchia che dà sulla piazza non passava giorno che non si precipitasse con tono congestionato e furente al circolino ricreativo che sta lì di fronte, costruito dalla gente del posto sul terreno della curia, a poco più di cento metri dalla chiesa perchè, tra una briscolata e un digestivo, ci vanno beati tutti i parrocchiani, che preferiscono mille volte Dom Bairo l’Uvamaro e Frate Priore, che è un intenditore, alla sua messa all’acqua di rose: «Vi faccio cacciare tutti quanti quanto è vero Iddio» pare abbia mormorato il sant’uomo, dando un pugno sul tavolo e uno sulla credenza popolare.
Ora non che i parrocchiani siano sempre lì a porgere l’altra guancia. Se in sei giorni il Signore ha creato tutte le cose, a loro è bastata una notte per riempire il sagrato di escrementi, che non era il fango sui cui Domeneddio sputò per creare Adamo, ma nemmeno uno scherzo da prete.
«Ve la faccio pagare quant’è vero Iddio» ha ribadito il sant’uomo, che non potendo distruggere Pistoia come Gomorra e voltare le spalle a Sodoma perchè non si sa mai cosa ti può succedere, decise, per protesta, di far scioperare il campanile: niente più rintocchi, nemmeno alla mezza, niente richiami per la messa, anzi niente messa addirittura, comprese confessioni, comunioni e processioni.
«Mai vista una cosa del genere» si è inginocchiato un parrocchiano, «la messa è sacra» si è fatto il segno della croce un altro, «il curato va curato», hanno detto tutti, perchè non ci sta più tanto con la testa, per questo hanno deciso di abbandonare la chiesa di San Pierino per sentir messa a quella di Sant’Angelo o alla Vergine, recitando lungo il cammino un rosario di contumelie che arrivava in Terra Santa. Il don dal canto suo, che è gregoriano, non riceve più nessuno, ha blindato il campetto dell’oratorio e preteso le chiavi del circolino per chiuderlo. Il vescovo, spiega però un comunicato della Curia, «non era a conoscenza di questa decisione, ma sa che sabato e domenica la messa si terrà regolarmente». Come andrà a finire lo sa solo Frate Indovino.
Di certo da un po’ c’è una processione di parroci che sembrano usciti dal seminario di Dom Perignon.
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