Il Cairo Almeno 78 persone sono rimaste ferite negli scontri scoppiati sabato sera tra musulmani e cristiani copti davanti alla sede della televisione pubblica egiziana al Cairo. La situazione rischia di degenerare, al punto che il papa copto Shenuda III è intervenuto per chiedere ai suoi fedeli di interrompere il sit-in di protesta che dura ormai da oltre una settimana.
Tutto era cominciato con un alterco tra un giovane musulmano e i copti che nove giorni fa hanno organizzato un sit-in permanente davanti aledificio che ospita la televisione di Stato, nel centro della capitale, per protesta dopo i sanguinosi incidenti avvenuti lo scorso 7 maggio nel quartiere cairota di Imbaba, nei quali sono stati uccisi 15 cristiani. Il giovane musulmano poco dopo era tornato con alcuni amici ed aveva aperto il fuoco contro i copti con un fucile da caccia ferendone tre. Ne è seguita una rissa in cui anche un musulmano è rimasto ferito. Questo non è stato che linizio di una violenta confrontazione che è proseguita nella notte, assumendo dimensioni ben più gravi. Folti gruppi di musulmani (secondo testimoni un totale di circa 50 persone) si sono infatti radunati intorno ai manifestanti e li hanno attaccati anche con fucili da caccia, lanciando bombe molotov contro i loro veicoli, distruggendone una decina. Diversi dei feriti hanno riportato fratture e contusioni. La polizia e i militari hanno lanciato lacrimogeni per disperdere la folla e il ministero dellInterno ha riferito di 15 arresti.
Il leader spirituale dei copti egiziani ha dunque esortato i suoi seguaci a interrompere il sit-in, temendo il peggio. Shenuda ha denunciato la presenza di «diversi infiltrati» tra i manifestanti della sua parte. In un comunicato letto dal segretario del papa Anba Yoùnas alla televisione egiziana, il religioso afferma che la protesta è andata al di là della libertà di espressione e spiegando che è a rischio limmagine stessa dellEgitto nel mondo. Shenuda ha ammonito che la pazienza dei governanti del Paese si sta esaurendo e che i copti saranno i perdenti se continua il confronto: i musulmani sono infatti circa il 90 per cento degli egiziani.
Intanto il quotidiano Al Ahram dà notizia che lex presidente Hosni Mubarak e la moglie Suzanne, entrambi agli arresti e in precarie condizioni di salute, si sarebbero detti disposti a rinunciare ai propri beni soprattutto immobiliari, sulla legittimità della cui origine si sta dibattendo negli interrogatori cui lex coppia presidenziale viene sottoposta.
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