Roma - «Quella sua maglietta fina/ tanto stretta al punto che mi immaginavo tutto». Ecco, appunto, per Carlo Verdone tutto è rimasto solo al livello dell’immaginazione. Perché Questo piccolo grande amore ha segnato sì i suoi ventidue anni ma in negativo. E poco ci manca che parli di melodia portasfiga anche se diplomaticamente ammette solo: «Claudio Baglioni è un amico ma quella canzone non l’ho mai più voluta sentire».
Ma che cosa è successo?
«Tutto ha inizio alla fine del 1972 quando facevo del teatro universitario. Mi ricordo che questa canzone piaceva da impazzire a una ragazza che corteggiavo molto. Un giorno riuscii a farmi prestare la Fiat 132 blu, molto ministeriale, da mio padre e l’andai a prendere nella scuola elementare in cui insegnava. Portai la canzone in un mini registratorino perché all’epoca non c’erano ancora le autoradio».
Molto ingegnoso e complicato.
«Peggio. Mi ci è voluto un pomeriggio intero. Avevo comprato il 45 giri e dovevo trasferire la canzone dal giradischi al registratore che all’epoca non erano collegabili. Così infilai il registratore dentro le casse dello stereo e feci zittire tutti a casa perché non si sentissero rumori».
E poi finalmente l'amata ascoltò la canzone...
«Sì, c’infrattammo sul Gianicolo e riuscii a strapparle un bacio. Dentro di me pensai di avercela fatta e che la canzone mi avesse aiutato».
Ma mi faccia indovinare, c'è un però.
«Il giorno dopo torno da lei tutto contento e mi sento dire una cosa agghiacciante: “Sai, ci ho ripensato. Mi sono rimessa con il mio vecchio fidanzato, mi mancava troppo”. Allora io: “Ma il bacio e la canzone?”. “È che mi sembrava brutto non dartelo”, è stata la risposta. Evidentemente io ero il “piccolo” amore e l’ex fidanzato quello “grande”. A quel punto non ci ho visto più, ho dimenticato Baglioni e mi sono buttato sui Deep Purple».
Ciononostante «QPGA» è diventata un simbolo.
«Mi ricordo che sollecitava una grande abitudine di quegli anni, il ballo lento che presupponeva poi un corteggiamento lungo lungo. Era proprio una bella canzone, consona a quell'epoca, molto romantica e strappacore, e interpretava proprio ciò che volevamo noi maschi: le minigonne, i capelli sciolti, le magliette fini...».
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