Un anno di squalifica per Daniele Mannini (ex Brescia oggi al Napoli) e Davide Possanzini (Brescia). Bastonati dal tribunale amministrativo dello sport (Tas) di Losanna per essersi presentati in ritardo ad un test antidoping, dopo la partita fra Brescia e Chievo del dicembre 2007. E sono già urla e polemica. La federcalcio aveva assolto i due giocatori, il tribunale antidoping del Coni li aveva condannati a 15 giorni di squalifica (già scontati). La Wada (agenzia mondiale antidoping) aveva fatto ricorso. Ed ha vinto. Il mondo del calcio, potevate dubitarne, ha giudicato vergognosa questa sentenza. Altri mondi (ciclismo e compagnia)ridacchiano. Pensando: dura lex, sed lex anche per il calcio. Un bel confronto fra falsi martiri e imperturbabili furbi. In realtà Possanzini e Mannini si presentarono in ritardo rispetto al tempo regolamentare (30 minuti): 25 minuti oltre i limiti. Non un'eternità. Ma è vero che la legge sportiva prevede una sospensione di due anni per tale mancanza e la sanzione può essere ridotta, al massimo dimezzata, in assenza di grave colpa o negligenza. Insomma se i nostri tribunali avevano schiacciato due occhi, quello del tribunale di Losanna ha applicato la sanzione minima, considerando le circostanze particolari. Ed, infatti, ha puntualizzato che il giudice di ultima istanza del Coni aveva applicato la sanzione sbagliata. Chiaro che, nel caso, hanno colpe anche i dirigenti del Brescia o gli addetti ai controlli. I giocatori devono restare a disposizione del commissario e non finir chiusi in uno spogliatoio ad ascoltare una sfuriata del presidente Corioni. Questa, infatti, la scusa addotta dai protagonisti. E confermata da Sonetti, oggi allenatore del Brescia. Il Tas si è fatto forte della «non cooperazione con i responsabili dei controlli antidoping». Che per la legge equivale a «un rifiuto di sottomettersi ai test». E il mondo del calcio è insorto. «Sentenza aberrante», dice l'associazione calciatori. «Vergogna» soggiunge Nedo Sonetti. «Ingiustizia colossale», dice il Napoli e forse è l'unica fra le parti in causa ad avere qualche ragione. Spiega Pierpaolo Marino, dg del Napoli. «Noi abbiamo ereditato questa faccenda, avendo acquisito Mannini quando era già oggetto del provvedimento ai tempi del Brescia». Ovvero: Il Napoli lo ha acquistato sapendolo libero da ogni incolpazione, grazie alla pena (15 giorni) scontata dopo la sentenza Coni. Ora il Napoli si trova con un giocatore non più utilizzabile fino al 14 gennaio 2010. Una bella beffa. In questo caso la giustizia sportiva rischia di colpire in modo ingiusto.
Vero che, mentre ciclisti, atleti ed altri non si fanno nemmeno trovare, quando vogliono evitare controlli a sorpresa, i calciatori si sono presentati seppur con colpevole (non solo loro) ritardo. Ma il calcio è abituato ad aggirare la legge attraverso scorciatoie. Stavolta ha trovato un muro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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