Economia

Ansaldo batte la crisi e punta sull’atomo

Ansaldo sistemi industriali, azienda ex Finmeccanica privatizzata nel 2000, è leader nel mondo nei grandi motori e convertitori elettrici. «Ovunque ci siano pompe, ventilatori, compressori, ci siamo noi» semplifica Claudio Andrea Gemme, che ne è alla guida come amministratore delegato da dieci anni. Dal 2005 il capitale appartiene al fondo americano Patriarch. «L’azienda era in perdita: ma grazie soltanto a un inserimento di liquidità per sistemare i fornitori e ricreare un circolo virtuoso, il risultato è stato positivo già quell’anno».
Venerdì scorso si è tenuta l’assemblea che ha approvato il bilancio 2009 chiuso con risultati brillanti a dispetto della crisi: a un calo del valore della produzione da 237 a 206 milioni e dell’Ebitda da 22 a 20,5 milioni, hanno fatto riscontro un aumento dell’utile netto da 4,4 a 6,5 milioni e del patrimonio netto, «salito a 46 milioni da 39,5, perchè l’azionista ha lasciato l’utile in cassa», spiega Gemme. Nel 2009 il risultato è stato ben intonato dalla green economy, dove Asi ha un ruolo di rilievo nella fornitura di componenti elettriche ed elettroniche per le energie rinnovabili. «Hanno pesato per 16 milioni sui ricavi del 2009, ma già oggi, a fine giugno, solo nel settore fotovoltaico abbiamo 50 milioni di ordini per il 2010».
Tra il 2009 e il 2010 è stato fatto un investimento importante, 15 milioni, per la costruzione di un capannone industriale a Monfalcone. «Conferma la propensione dell’azienda a investire anche in momenti difficili. A Monfalcone costruiamo grandi motori elettrici per navi: possono arrivare a 60 megaWatt, macchine grandi come palazzi. L’investimento ci ha permesso di creare una barriera contro i Paesi a basso costo di manodopera come Cina, Vietnam e Corea: grazie al nostro know-how, unito all’altezza del nuovo capannone e alle dimensioni delle gru di sollevamento, siamo rimasti i leader mondiali nelle grandi macchine».
Raccontando queste cose, Gemme pensa già al nucleare: «Sarà il punto di forza della nostra azienda». E aggiunge: «Oggi siamo uno dei pochi italiani cui è stato assegnato un ordine per la centrale che Enel sta costruendo in Slovacchia: forniremo 50 motori il cui valore economico è relativo (5 milioni di euro il primo lotto), ma il contratto è importante perché ci qualifica per il futuro del nucleare in Italia». Secondo lei il nucleare si farà? «Sì, almeno lo spero ardentemente». Poi aggiunge: «Io stesso provengo dal nucleare, e ho un sogno...». Quale? «Sto immaginando di vedere la centrale di Caorso - 900 megaWatt fermi - anzichè smantellata, rimessa a posto e funzionante. C’è già e permetterebbe di superare le polemiche sui siti. Un reattore può avere 30 anni, e negli Stati Uniti la vita di molte centrali sale a 60. Sarebbe una palestra per i nostri ingegneri: da 23 anni in questo settore non si fa nulla, sarebbe una grande occasione».
Altri progetti? «Sì, nell’eolico. Stiamo ragionando con Fincantieri, nostro vicino di casa a Monfalcone, per creare dei parchi eolici off shore, a 15 miglia dalla costa. Loro potrebbero fornire le piattaforme, noi i generatori e i convertitori elettrici. Siamo già in una fase avanzata».
I conti 2010 come si profilano? «Incrocio le dita, ma il nostro settore è in forte crescita.

Per essere prudente punto a 270-280 milioni di fatturato, ma so che possiamo arrivare a 300».

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