Antartide, un morto nell’incendio di una base russa

Tragedia nel gelido Polo Sud: uno dei cinque edifici della “Progress” è andato completamente distrutto dalle fiamme divampate per ragioni ancora poco chiare

Un incidente con conseguenze mortali in Antartide è una vera rarità. Nell’immenso e gelido continente che molti chiamano semplificando Polo Sud la presenza umana è minima, circa quattromila abitanti provvisori nelle piccole basi costruite quasi sempre sulle coste. Si tratta di scienziati e ricercatori, dal momento che un trattato internazionale vieta attività economiche sul continente, che pure – è accertato – è ricchissimo di risorse minerarie. Quello che è successo domenica scorsa nella stazione russa “Progress”, composta in tutto di cinque piccoli edifici letteralmente corazzati contro il freddo intensissimo, non è stato ancora chiarito con certezza. Si sa però che un incendio è divampato in una delle costruzioni, un edificio a due piani adibito a residenza, che i russi hanno cercato invano di domarlo e che uno di loro è perito tra le fiamme. Altre due persone sono rimaste ferite.

Eremiti nel ghiaccio La Russia possiede in Antartide altre cinque stazioni. Una di queste, denominata Vostok, è famosa perché vi fu registrata la temperatura più bassa nell’intera storia della meteorologia: 88 gradi sotto zero, con raffiche di vento gelido oltre i 200 chilometri orari. Molti altri Paesi hanno costruito stazioni in Antartide: si va dagli Stati Uniti (che ne hanno costruita una, la “Amundsen-Scott”proprio sul sito del Polo Sud geografico, che è una delle realizzazioni umane più isolate del mondo, nel cuore di un continente del tutto inospitale) a gran parte dei Paesi europei, Italia inclusa, dai “vicini” Cile, Argentina e Australia ai “lontani” Giappone, India, Cina e Brasile. Perfino Paesi minori come l’Ecuador, la Finlandia e la Bulgaria si sono concessi il lusso di installazioni del genere. Chi vi risiede, tuttavia, di lussi ne conosce pochi. Le abitazioni sono in qualche modo comparabili a rifugi di alta montagna, con la differenza dell’estremo isolamento umano e geografico cui deve rassegnarsi chi vi risiede e lavora. Il clima è rigidissimo, e quando comincia l’inverno antartico (cioè nella nostra primavera) si piomba in fretta in una notte lunga mesi.

Bisogna essere forti e discretamente coraggiosi per scegliere una vita così, anche per brevi periodi. Anche perché, se succedono imprevisti come l’incendio della “Progress”, si può contare solo sulle proprie forze.

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