Antiterrorismo Una poltrona per troppi pm

Acque agitate nel pool antiterrorismo della Procura milanese, la squadra di magistrati specializzati nelle indagini contro l’integralismo islamico e le nuove Br. Tema: il rientro in servizio di Stefano Dambruoso, il pubblico ministero che per primo ha indagato sulle filiali di Al Qaida in Italia, tornato a Milano dopo un periodo trascorso a Vienna e Bruxelles come esperto Onu. Il ritorno di Dambruoso all’antiterrorismo è durato un battito d’ali: la protesta di altri magistrati ha indotto il procuratore Manlio Minale a revocare il provvedimento di nomina cinque giorni dopo averlo emanato. Ora il posto rimasto vacante verrà assegnato attraverso un «interpello», una specie di concorso interno.
Dietro la vicenda, interrogativi di portata più generale sulla gestione di una macchina complessa qual è una grande Procura. Quanto devono pesare i meriti acquisiti sul campo? E quanto, invece, il rispetto delle regole formali e della trasparenza? In attesa di risposte precise, l’affaire Dambruoso è nelle mani del procuratore Minale. È stato Minale, infatti, il 30 ottobre a assegnare Dambruoso al Quarto dipartimento, il pool Antiterrorismo guidato dal procuratore aggiunto Armando Spataro. Ma appena la notizia della nomina di Dambruoso si è sparsa ha sollevato le perplessità di numerosi colleghi del pm: sia tra i componenti del pool, sia - soprattutto - tra coloro che da tempo aspirano ad essere assegnati ad esso. E più d’uno si è sentito scavalcato dall’arrivo di Dambruoso.

Così della questione è stata investita l’Anm, il sindacato dei magistrati, che ha protestato con Minale. Che, con una nuova circolare, ha revocato la nomina di Dambruoso (che ritornerà ad occuparsi di rapine) e ha dato tempo a tutti i pm fino al 20 novembre per presentare domanda di assegnazione all’antiterrorismo.

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