Antonio Lodetti
da Milano
Una voce libera e luminosa, capace di mille sfumature, che non poteva restare a lungo confinata nellangusto mondo del pop. Così Antonella Ruggiero vola sempre più alto nel piccolo empireo delle voci italiane che contano. Dopo aver affrontato con ispirazione emotiva il repertorio sacro(il cd e dvd Sacrarmonia seguito da decine di concerti)e il canzoniere di Broadway e del jazz (Big band), ora si dedica ai canti di montagna. Oggi pomeriggio alla Malga Fratte, sui monti Lessini, per la rassegna I suoni delle Dolomiti, Antonella si esibisce con due cori alpini: il coro Valle dei Laghi e il coro SantIlario.
Una nuova sfida.
«Amo cambiare per evitare che larte si trasformi in routine. Bisogna rivalutare la musica popolare italiana e soprattutto il canto corale, ricco di tradizioni e suggestione. Così sarò lunica voce femminile in un gruppo di uomini a modulare brani come La montanara e Valsugana, e poi li coinvolgerò in una versione a cappella di alcuni miei classici».
Comè nato questo progetto?
«Dalla voglia di esplorare, di entrare nel mondo dei cori. È un progetto creativo in cui la voce è lunico strumento, direi che larrangiamento dei brani è vicino al jazz, rigoroso, aperto allimprovvisazione. Non è un gioco e presto questo concerto diventerà un cd».
Ormai i concerti sono la sua vita.
«In studio di registrazione non reggo, non mi diverto. Lavoro al contrario; tournée tutto lanno con i nuovi brani e poi, nelle pause, il disco che documenta i concerti. Vogli abbattere gli steccati imposti da certa musica leggera che non cerca la qualità ma solo il profitto».
Sappiamo che ha altri progetti molto diversi tra loro in cantiere.
«Ora che non ho legami con le grosse case discografiche cerco di lavorare su quello che mi appassiona davvero. Il 5 settembre ad esempio canterò a Berlino, nella Giornata della memoria. Eseguirò brani della tradizione ebraica, canti ladini e inni di varie religioni».
Ormai il repertorio sacro fa parte di lei.
«Si, tanto che sto lavorando attivamente al cd Sacrarmonia 2. Non abbandono i concerti di musica sacra e nemmeno quelli di canzoni jazz americane. Del resto sono cresciuta ascoltando Gershwin, Rodgers e Hart».
I Matia Bazar sono un ricordo lontano.
«Sono un bel ricordo.
Il segreto della sua voce?
«Canto con naturalezza; non studio né faccio esercizi, il mio è un lavoro mentale, una ricerca interiore di emozioni».