Apicella: "Sono vittima della par condicio"

Alla fine si esibisce a Domenica in l'artista che scrive i brani con Berlusconi, ma soltanto con Appassionante, gruppo che canta un brano su D'Alema 

Apicella: "Sono vittima della par condicio"

Sanremo - Alla fine ce l’ha fatta. Mariano Apicella ieri pomeriggio è scivolato lieto nel backstage dell’Ariston ed è salito sul palco di Domenica in nello spazio amministrato da Monica Setta con precisione chirurgica. Show normale, occasione speciale: la celebrazione del Festival di Sanremo 2009. E così Apicella ha fatto quello che non smette di creare polemica: cantare. Ha cantato, e suonato con la chitarra acustica, la sua Ma se ti perdo con testo composto da Silvio Berlusconi che ha anche questa imperdonabile passione di scrivere parole per canzoni di musica leggera. «A chi è dedicato? Non lo so, il premier non me l’ha detto». È una bossanova che, come precisa Apicella parlando al bar dell’Ariston accompagnato dalla moglie, «farà parte del cd che potrebbe intitolarsi C’è amore e dovrebbe contenere tredici o quattordici canzoni». Ma tanto chissenefrega. Come accade a tanti altri musicisti per ragioni diverse, la musica di Apicella in fondo interessa a pochi. Interessa più che altro lo strano ruolo di questo ex parcheggiatore mattacchione e generoso che per una di quelle strane coincidenze della vita si è scoperto a scriver canzoni con l’uomo più famoso d’Italia. Risultato: la sua apparizione solitaria avrebbe violato la par condicio, seguendo uno di quei ragionamenti pazzeschi che consentono a tanti palesi supporter del Partito democratico di esibirsi dovunque e comunque ma obbligano Apicella a essere ogni volta corroborato dal sostegno «dell’uguale e contrario». In poche parole, ieri nello spazio di Monica Setta è stato necessario ascoltare anche lo show del gruppo «Appassionante», ensemble femminile scoperto da Pavarotti che ha portato in scena una canzone tratta dal libro A Mosca l’ultima volta scritto da Massimo D’Alema. Letteralmente incomprensibile. Mariano Apicella è un musicista dignitoso che è stato aiutato dalla fortuna esattamente come tanti altri colleghi che invece sono esaltati dalla critica musicale.

«Se avessi saputo della par condicio, avrei cambiato mestiere» dice lui. Scherzoso e pacioso, Apicella sentenzia: «È ipocrita parlare di par condicio, anche se Sanremo, visto che c’era la Zanicchi, mi sembra l’unica gara che ne è esente». Condivisibile, dai.

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