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Appello di Bush ai poliziotti cubani: «Non difendete il regime castrista»

Per il capo della Casa Bianca sono ormai contati i giorni della dittatura

da Washington

I giorni del «gulag tropicale» Cuba sono contati: la libertà sta per arrivare. Il regime di Fidel Castro è allo stremo. Il presidente George W. Bush, nel suo primo discorso in quattro anni dedicato a Cuba, ha invitato ieri il mondo a sostenere in modo concreto la causa della libertà nell’isola e ha invitato la popolazione cubana a tenere duro: le cose cambieranno presto.
Bush ha dipinto un quadro drammatico della situazione a Cuba: centinaia di prigionieri politici in prigioni infestate da topi, lunghe code per comprare generi di prima necessità (mentre il regime offre negozi pieni di cibo per i turisti), uno stato di polizia dove è illegale cambiare lavoro, cambiare casa o leggere libri e riviste sgraditi alle autorità.
Il presidente, parlando al Dipartimento di Stato, ha evocato il ricordo dei missili sovietici a Cuba, le promesse mai mantenute del regine di Castro, le parole di speranze della visita di Papa Giovanni Paolo II (il futuro è nelle vostre mani).
Bush, affiancato da numerose famiglie di dissidenti cubani vittime di detenzioni e maltrattamenti, ha detto che a Cuba «le manifestazioni pacifiche si stanno moltiplicando, i più importanti dissidenti cubani si sono riuniti per chiedere libertà e mutamenti democratici: sentono i gemiti di agonia di un regime morente, sanno che anche gli incubi più crudeli della storia non possono durare in eterno».
Il capo della Casa Bianca ha invitato «il mondo a mettere da una parte le differenze per preparare i cubani alla transizione ad un futuro di libertà e di progresso».
Bush, ribadendo la necessità di mantenere l’embargo americano a Cuba (un allentamento «servirebbe solo ad arricchire» il governo cubano), ha proposto la costituzione di un «fondo internazionale per la libertà» che servirà ad aiutare la ricostruzione del Paese non appena potrà dimostrare di avere abbracciato la strada della libertà.


Bush ha lanciato un insolito appello ai soldati, poliziotti e funzionari del regime castrista: quando i cubani si mobiliteranno per chiedere la libertà «dovrete fare una scelta: difendere con la forza contro la vostra gente un regime condannato e morente oppure abbracciare il desiderio della gente perché le cose cambino».

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