da Roma
Merita una pena pesante, con attenuanti ridotte al minimo, il professore che seduce - approfittando del suo carisma - lallieva quindicenne consenziente, ma dalla personalità molto fragile e incline a relazionarsi con gli uomini «solo in termini di accesa sessualità». Lo stabilisce una sentenza della Cassazione, che ha confermato la condanna a 3 anni e 4 mesi di reclusione inflitta dalla Corte di Appello di Palermo, il 5 luglio 2004, a Luigi, insegnante di scienze in un liceo del capoluogo siciliano. Linea dura dunque dai giudici supremi, proprio quando lopinione pubblica dibatte del caso della prof «a luci rosse» sorpresa a fare sesso in classe con gli allievi della scuola di Nova Milanese.
Un caso ancora tutto da chiarire però, mentre nella vicenda di Palermo, il docente era stato già processato per aver avuto rapporti sessuali, anche completi, con una allieva non ancora 16enne. Che al termine della relazione aveva raccontato tutto alla madre. Così la vicenda era finita davanti al giudice. Senza successo il docente ha cercato di sostenere che solo lastio e la vendetta, per non aver contraccambiato i sentimenti delladolescente, erano stati il motore della denuncia. Il docente, inoltre, sosteneva che la pena fosse troppo severa. In proposito la Suprema corte ha replicato che «la particolare gravità della condotta abusante legittima lapplicazione di una pena superiore al minimo e la riduzione delloperatività delle attenuanti generiche».
Ad avviso dei supremi giudici - sentenza 37297 della III sezione penale - la determinazione della pena è «congruamente motivata» in rapporto al «disvalore delle condotte del professore, agevolate dallestrema fragilità psicologica della ragazzina, facile terreno di una squallida conquista».
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