Argentina, litigio pubblico in casa Kirchner La presidente al marito: «Qui comando io!»

Scenata della focosa Cristina di fronte agli allibiti funzionari alla Casa Rosada

Argentina, litigio pubblico in casa Kirchner La presidente al marito: «Qui comando io!»

da Madrid

Questa volta nella foto c'era lei. E solo lei. Cristina Fernández de Kirchner, la «presidenta» argentina. Ad accompagnarla, una bella schiera di hostess della compagnia aerea Aerolíneas Argentinas, appena nazionalizzata. Di suo marito, l'ex presidente Néstor Kirchner, neanche l'ombra. Lunedì scorso, nella Casa Rosada, Cristina ha voluto dare un segnale simbolico: la partita del salvataggio del vettore nazionale per mano dello Stato la giocherà da sola, lasciando nell’ombra il consorte. L’obiettivo è semplice: rilanciare la sua popolarità, in caduta libera come gli utili di Aerolíneas.
I quattro mesi di sfida (poi persa) con gli agricoltori argentini, che la Kirchner voleva gravare con una tassa sull'esportazione dei cereali, hanno logorato costantemente la sua immagine, passata da un gradimento pari al 56% degli argentini in gennaio a uno scarno 20% di questi giorni. A peggiorare il tutto è poi arrivato il «tradimento» del vicepresidente Julio Cobos, che la scorsa settimana ha votato a sorpresa contro l'istituzione della tassa sull'esportazione, screditando moralmente il presidente e sottraendole ancora protagonismo agli occhi degli argentini, che già parlavano di San Martín Cobos.
L'ingombrante Néstor ha fatto il resto, comparendo costantemente in televisione e nei meeting del partito e finendo per dare l'impressione agli argentini che a governare sia sempre lui. Il risultato è che la corda tra i due si è tesa sempre più. E a un certo punto Cristina non ce l’ha fatta a trattenersi. Chi la conosce parla di una donna con capacità di dialogo e confronto molto maggiori di quelle del marito, ma che può anche peccare facilmente di ira e superbia. E di un attacco d’ira è rimasto vittima Néstor: secondo quanto riporta il giornale di Buenos Aires Perfil lo scorso 28 giugno donna Cristina ha sbattuto il pugno sul tavolo e di fronte agli allibiti funzionari di governo ha gridato al marito: «Qui il presidente sono io». Aggiungendo per di più una colorita parolaccia.
La cronaca non riporta le reazioni del marito, che secondo molti analisti non manca di amor proprio e che secondo la stampa e molti analisti è fin troppo «abituato a comandare, e in maniera brutale, da vent'anni», per quanto riferisce il rispettato analista Joaquín Morales. Alla sfuriata è seguita la nazionalizzazione (temporanea) di Aerolíneas Argentinas, in mano a spagnoli da 18 anni. Come detto Cristina ha voluto essere l'unica protagonista dell'evento, ed ha invitato nel salón blanco della residenza presidenziale circa 2.000 imprenditori, funzionari e politici. Un numero mai visto per un simile atto.
Il presidente ha spiegato a tutti come il Paese abbia bisogno di «una compagnia di bandiera efficiente e di qualità».

Ha sciorinato i debiti che la compagnia ha contratto (circa 890 milioni di dollari), ed ha assicurato che lo Stato se ne prenderà cura. Nel momento peggiore della sua gestione che dura da soli sette mesi, Cristina ha rilanciato così la palla. Forse anche contro il marito. E presto potrebbe essere chiaro quale Kirchner governa l'Argentina.

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