Guido Mattioni
da Milano
Tre quarti dora allinsegna della cortesia e del sorriso. Entrambi sinceri. Ma che nei fatti non hanno potuto nascondere la distanza ancora esistente tra «il Nord» del Nord e «il Palazzo» romano. Una distanza sulle riforme istituzionali che nel colloquio di ieri mattina a Milano tra il Capo dello Stato Giorgio Napolitano e il leader della Lega Umberto Bossi è parsa misurabile con le parole di questultimo. Parole come «prudenza», «perplessità», «scetticismo».
A riportarle ai cronisti è stato Roberto Maroni, presente anchegli allincontro svoltosi in Prefettura e che ha aperto la trasferta milanese del Presidente, chiusa in serata da un colloquio privato con il leader della Cdl Silvio Berlusconi. «Napolitano ha spiegato a Bossi di avere messo in atto una serie di incontri con i leader politici e in questambito è rientrato anche lincontro di oggi (ieri per chi legge, ndr) - ha riferito lex ministro del Welfare -. Napolitano ci ha anche detto di essere un Presidente super partes e di voler favorire il dialogo sulle riforme».
Di fronte «a questa manifestata disponibilità al dialogo, Bossi ha risposto con prudenza. Insomma, temiamo che non ci siano grandi spazi, ma stiamo attenti. Bossi ha grandi perplessità sulla possibilità che per davvero a Roma si apra un percorso riformatore. Insomma, siamo disponibili al dialogo, ma scettici sulla reale eventualità che si facciano le riforme». Ha riso invece di gusto, Maroni, quando gli è stato chiesto se fosse riaffiorata un po della ruggine risalente al 96, quando la polizia dellallora ministro dellInterno Napolitano irruppe nella sede del movimento lumbard, in via Bellerio a Milano. «Sono passati dieci anni e noi non serbiamo rancore, siamo un popolo e un partito generoso».
Un fair play di fondo che non poteva non trovare riscontro in Napolitano. «Stamani da Bossi ho ascoltato parole di grande realismo e responsabilità sui temi delle riforme», ha detto il Capo dello Stato nella sua visita al Corriere della Sera, spiegando di aver voluto vedere il fondatore della Lega «dopo aver portato avanti nelle scorse settimane il mio convincimento in una serie di colloqui con i leader delle diverse forze politiche. Colloqui che ho completato con quello tra me e Bossi e che, al di là del clamore un po immotivato, ha seguito la falsariga dei precedenti». Sempre riferendosi allincontro con il senatore di Gemonio, Napolitano ha detto di aver espresso la convinzione che, «se si vuole giungere a una matura democrazia dellalternanza, è indispensabile tenere conto che dopo tre successivi tentativi di riforme non giunti a buon fine, bisogna procedere con grande concretezza e gradualità». E dopo aver dato un parere personale sulle «linee essenziali» della Carta del 48, giudicate «valide ed attuali», il Presidente ha aggiunto che «nellinteresse del buon funzionamento delle istituzioni democratiche, se ci sono modifiche da apportare nella Costituzione, ci sono anche soluzioni che non richiedono modifiche ma che egualmente richiedono molta attenzione e spirito costruttivo». Concetto ribadito ricordando che «democrazia dellalternanza non significa guerra totale quotidiana. Significa forte e netta distinzione su alcune scelte fondamentali e anche in alcune visioni generali, e allo stesso tempo capacità di individuare terreni e occasioni di impegno convergente».
Oltre a quello del fair play, ieri è stato anche il giorno della riservatezza. Come quella osservata da Silvio Berlusconi che in serata, uscendo dallincontro privato con Napolitano, non ha voluto fornire indicazioni su quanto si erano detti.
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