Aria di staffetta in regione Lombardia la Gelmini è pronta per il Pirellone

Verso le elezioni regionali del 2010. Bresciana, liberale e cattolica, il ministro potrebbe essere il successore di Formigoni che andrebbe al governo. Ancora scettica la Lega La Santanché: "Mi candiderò per la provincia"

Aria di staffetta in regione Lombardia 
la Gelmini è pronta per il Pirellone

Milano - L’ultimo sondaggio è di SkyTg24 e giura che il 93% degli italiani è d’accordo con Mariastella Gelmini, il ministro dell’Istruzione che vuole il voto di condotta. Ma il futuro potrebbe presto riportare la Gelmini in Lombardia, regione in cui è nata e politicamente cresciuta fino al volo a Roma a bordo del governo Berlusconi. Sono in molti a spingere perché sia lei l’erede di Roberto Formigoni al Pirellone. Non solo chiacchiere nei palazzi della politica. Ieri sera i supporter di «Stella for president» si sono incontrati con la Gelmini a cena nel Bresciano. A tavola il gruppo dirigente di Forza Italia, un paio di assessori regionali e rappresentanti del mondo imprenditoriale. La parola d’ordine è «fare gruppo» per difendere il ministro dagli attacchi, a partire dal fuoco amico di Umberto Bossi. E pianificare il futuro. In Lombardia si vota nel 2010 e Gelmini, che gode da tempo della stima di Silvio Berlusconi, può diventare la governatrice dell’era Expo 2015.

L’esperienza amministrativa e politica - ragionano i suoi sostenitori - non le manca. Assessore, coordinatore lombardo di Forza Italia, ministro dell’Istruzione. È stata assessore provinciale a Brescia con deleghe al Territorio e all’Agricoltura, capitoli strategici dell’economia lombarda e strettamente connessi ai temi dell’Expo. Può contare su una consistente base elettorale. Alle regionali del 2005 è stata la prima eletta tra gli azzurri della sua circoscrizione. Polso di ferro in guanto di velluto, da coordinatrice regionale di Forza Italia è riuscita a conciliare l’ala liberal e la ciellina.

Cattolica senza integralismi, figlia del sindaco democristiano di Milzano, paese del Bresciano di milleseicento anime, ama ricordare Paolo VI («la buona politica è la più alta forma di carità») ed è gradita anche negli ambienti di Comunione e liberazione: proprio dal Meeting di Rimini ha lanciato la guerra ai bulli dei banchi. Il suo cuore non si è staccato dalla Lombardia e non solo per via dell’imprenditore bergamasco Giorgio Patelli, con cui è stata paparazzata da Novella 2000. A luglio è arrivata a sorpresa a Busto Arsizio (Varese) per la consegna dei diplomi di un istituto tecnico. Progetta di aprire un distaccamento del suo ministero a Milano, primo passo della scuola federalista a cui lavora anche la Regione. Lunedì mattina sarà in una scuola elementare di Segrate, per accogliere gli alunni al primo giorno di scuola. Piace alla base leghista. Si è lanciata in un’analisi degli standard qualitativi degli insegnanti al Sud che le ha guadagnato consensi nell’elettorato lùmbard.

E ha attirato l’attenzione (non sempre amorevole) di Bossi, che si rassegna a fatica a non avere un leghista presidente della Lombardia. «Ona brava tosa» l’ha definita il Senatùr, dopo averle contestato di non essere un’insegnante eppure di guidare l’Istruzione. Lei ha risposto serena: «Anche lui non è un costituzionalista, ma siamo sicuri che farà bene». Non è la tipa che si lascia spaventare. Gelmini conta su una rete di solidi rapporti costruiti negli anni e agevolati dal carattere, condito di gentilezza e diplomazia. È in sintonia con il sindaco di Milano, Letizia Moratti.

E tra le relazioni senza asprezze, vanta quella con Formigoni. Si è battuta fino all’ultimo perché il presidente della Lombardia diventasse ministro nel maggio scorso. Ora lo “scambio” è una delle ipotesi a cui lavorano i vertici di Forza Italia. Lui a Roma, lei a Milano.

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