Arrestati gli stupratori di Sesto: sono 4 rom

«La violenza sessuale di gruppo più efferata degli ultimi tempi». Il dirigente della squadra mobile Francesco Messina definisce così i fatti dello scorso 24 aprile. Quando una coppia di giovani - Ilaria e Giuliano, lei una barista 27enne, lui un operaio maggiore di tre anni - appartatisi in una serata stellata nella loro auto alla periferia di Sesto San Giovanni, in via dell’Isola, vennero assaliti da quattro giovani dell’est Europa, usciti all’improvviso da dietro un muro che costeggia la zona industriale dell’ex Falck in prossimità della via Muggiasca. Con il volto coperto dai cappucci delle felpe, in tre violentarono la ragazza trascinandola in una buia baracca e picchiarono selvaggiamente il suo fidanzato (40 giorni di prognosi) rapinando la coppia dei cellulari e dei portafogli. Oggi, grazie agli investigatori della quarta sezione della Mobile guidati dal vice questore aggiunto Alessandra Simone, quei farabutti hanno un nome. Sono quattro «balordi» di origine rom, con segnalazioni o piccoli precedenti alle spalle, accumulati con diversi «alias» un po’ in tutta Italia, dove risultano tutti disoccupati e senza fissa dimora. Ai quattro - Viorel Grancea detto «Americanu» di 20 anni, Marinica Cristea detto «Pintea» o «Cieco» di 26 anni, Ilie Grancea detto «Cristian» di 24 anni, e il 17enne G.C. detto «Grafian» - sono accusati, a vario titolo in concorso, di violenza sessuale di gruppo, lesioni gravi e rapina.
I poliziotti milanesi li hanno catturati mercoledì - due a Bucarest e due a Buzau (in Muntenia, regione centrale della Romania) - grazie anche all’aiuto dei colleghi romeni della sezione «catturandi» e dell’Interpol, in esecuzione di un’ordine internazionale di custodia cautelare in carcere richiesto dal pm di Monza Giordano Baggio (e per il 17enne dal giudice del tribunale dei Minori Sarah Gravagnola) e firmato dal gip Alfredo De Lillo e con l’aiuto dell’agenzia europea Eurojust. In attesa di essere estradati in Italia, i quattro si trovano ora reclusi in Romania.
I rom sono stati arrestati nelle loro abitazioni, dove si erano rifugiati dopo essere fuggiti da Sesto il 25 aprile scorso, cioè il giorno dopo la violenza. A partire dalle ore immediatamente successive allo stupro, infatti l’intera zona dov’era avvenuto il fattaccio era stata setacciata a fondo dalla polizia alla ricerca del gruppo di quelli che si era capito subito essere degli «sbandati». Proprio la fortissima «pressione» esercitata sugli insediamenti abusivi dei nomadi nella zona della violenza, dove gli arrestati si appoggiavano quando erano a Milano, e l’efferatezza e la ferocia del loro gesto avevano di fatto portato la comunità rom a isolare i quattro giovani, che avevano così deciso il rientro in patria a bordo di un furgone per corrieri.
A dare una svolta all’indagine, che nelle prime battute sembrava complicatissima, è stato il ritrovamento da parte degli esperti della Scientifica dell’impronta di Cristea sull’auto delle vittime. Un elemento importante a cui si è aggiunto lo studio del traffico telefonico: i balordi, infatti, si erano sì disfatti subito dei cellulari sottratti ai due ragazzi, ma avevano usato una scheda ritrovata nel portafoglio di Giuliano per due telefonate, un’azione che li ha incastrati.
«Le prove raccolte a carico degli arrestati sono veramente schiaccianti - continua Messina -. E le indagini in Romania sono state fondamentali per la loro cattura: anche là la comunità rom li ha isolati».


Nel frattempo, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, complimentandosi con la polizia, ha dichiarato che «è utile sottrarre il più possibile gli agenti da meri compiti di vigilanza, come davanti ad ambasciate e uffici pubblici sostituendoli, dove occorre, anche con i militari». Giorgio Oldrini, sindaco di Sesto San Giovanni, ha annunciato che il Comune si costituirà parte civile nel futuro processo.

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