Arriva il microblogging all'italiana

Twitter non ha ancora conquistato gli internauti del Belpaese. E ora ci prova Meemi, un sito creato da una giovane coppia italiana. La carta vincente? Non c'è il limite dei 140 caratteri, che limita la nostra innata loquacità

«Twitter è il telegrafo del web 2.0». La definizione del blogger tecnologo Nicholas Carr è particolarmente azzeccata ma, nonostante la rapida crescita, in Italia il sistema di «microblogging» non ha ancora conquistato la grande platea degli internauti.
Secondo una ricerca di mercato Twitter piace meno ai giovani tra i 18 e i 24 anni, sarebbe dunque adatto a un'utenza più matura, ponendosi quindi in diretta concorrenza con Facebook (che non per niente ha attivato un servizio di aggiornamento da cellulare, proprio come Twitter), mentre alla generazione Y piace senz'altro di più MySpace, più adatto alla creatività (e alla disponibilità di tempo) degli adolescenti.
Nonostante questo, l'Italia può vantare un proprio servizio di microblogging: cinquemila utenti, di cui la metà stranieri, con una crescita media intorno al 60-70% (dati Analytics): questi i numeri con cui Meemi.com, il sito inventato da due ragazzi di Aversa, marito e moglie di 31 e 25 anni, festeggia il secondo compleanno. È in rete dal primo agosto del 2007, un anno dopo Twitter, ma solo da poco ha rinnovato la grafica e ha una nuova versione mobile. «Abbiamo visioni un pò più ampie rispetto allo stato attuale ed è per questo che stiamo cercando investitori - dice Enrico Scognamillo che insieme a Carla Ruggiero ha inventato questa piattaforma "familiare" - Vogliamo diventare un punto di riferimento come lo è attualmente Twitter. Gli investitori cercano numeri uguali al mercato americano e non hanno capito che qui siamo in Italia. Ma noi non demordiamo», aggiunge.
Meemi, si legge sulla homepage della piattaforma, «è il modo più semplice per condividere testi, citazioni, immagini, link preferiti, organizzare eventi con familiari ed amici, collezionare video, conoscere nuovi amici e seguire la loro presenza nel rumore di fondo di ogni giorno attraverso la condivisione delle loro emozioni». È la trascrizione in suomi (finlandese) della parola meme, l'unità auto-propagantesi di evoluzione culturale. «Ci piaceva questo concetto - dice Scognamillo - è analogo a quello di gene». Da poco il microblogging ha una nuova grafica e una organizzazione dei menu e c'è anche una nuova versione mobile (http://meemi.com/m/) raggiungibile dal telefonino o dall'iPhone. «Usavo Twitter ma mi andava stretto, mi sono fatto lo strumento a mia immagine e somiglianza - spiega Scognamillo - Il motore che gestisce Meemi è già un passo avanti a quello di Twitter e Facebook, sulla parte "lifestream": localizza (per ora manualmente) i meemi, permette le discussioni e le sotto discussioni, consente di inserire in real time foto, video, testi, eventi, organizzare gli amici. Inoltre non ha il limite di 140 caratteri che ha Twitter». E proprio questa potrebbe essere la chiave del successo di questo sistema: l'italica prolissità potrebbe essere refrattaria all'espressione troppo sintetica.
E Meemi sta anche testando un modo per postare contemporaneamente i messaggi su Twitter, per venire incontro agli utenti che sono iscritti ad entrambi i microblogging.

«In futuro abbiamo in mente di inserire i video in tempo reale bypassando anche piattaforme come YouTube - anticipa Scognamillo - vorremmo rivolgerci alle aziende con un sistema di messaggistica mirato (come google wave) e creare community verticali intorno agli argomenti caldi (che in questo momento sono tutti legati all'attualità italiana)». L'entusiasmo c'è, chissà se anche tra gli utenti non ci sia qualcuno interessato a investire in questa piccola e volenterosa Silicon Valley campana.

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