Roma - Assumi, assumi: qualcosa resterà. Più che la parafrasi del motto di Oscar Wilde (diffama, diffama: qualcosa resterà), a Palazzo Chigi sembra in voga la tattica, tipica della prima Repubblica, di assunzioni nel pubblico impiego. Tattica che veniva rafforzata in vista di un ciclo elettorale. All’epoca, però, non c’erano vincoli di bilancio da rispettare, e il debito volava rapido fino alle vette attuali.
Con la legge finanziaria, il governo sembra provare nostalgia per quelle pratiche. Tant’è che per il prossimo triennio prevede di spendere un miliardo e 161 milioni di euro per ampliare gli organici della pubblica amministrazione (Forze di sicurezza, ma non solo). Risultato: nel prossimo triennio potranno essere assunte più di 41mila persone. Esattamente gli abitanti di Macerata.
Al tempo stesso, però, con un blitz lessicale, introduce in uno dei maxi-emendamenti approvati con la fiducia alla Camera, una profonda modifica al regime di sanatoria per i precari. Cambiando qualche avverbio, rende possibile l’assunzione di circa 50mila precari; soprattutto quelli con contratti a termine presenti nelle amministrazioni regionali. Una popolazione pari a quella di Pordenone.
Al momento, i costi di queste nuove assunzioni, che arrivano a un totale virtuale di 91mila (ma potrebbero essere anche di più, fino a sfiorare le 100mila unità), sono garantite dal maggior gettito fiscale. Dai dati sulle entrate tributarie, è evidente come l’andamento del gettito sia estremamente legato alla dinamica del prodotto interno lordo.
E per finanziare gli aumenti di organico, dovranno essere sostituite da nuove tasse. Creando così una bomba a orologeria per le prossime maggioranze e i governi che verranno.
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