Arte, giochi e cultura: la nuova sfida del privato

La hall accoglie i visitatori con una videoinstallazione dell’artista irlandese Aoife Collins. Alla reception, giovani signorine orientano il pubblico. In sala d’aspetto, una zona «lounge» con annessa libreria mette a disposizione quotidiani e magazine, mentre un angolo giochi tiene impegnati i più piccoli. Non siamo negli spazi di un centro culturale, ma in un poliambulatorio, nato nel marzo del 2009 su iniziativa di un imprenditore titolare della prima società italiana impegnata nell’housing sociale, la «Oltre Venture».
Prima di un anno e mezzo fa Luciano Balbo con la sanità non aveva nulla a che fare, ma il background manageriale applicato al sociale gli fecero balenare l’idea: un servizio sanitario moderno e privato con i costi (quasi) del pubblico. «Mi sono giovato della consulenza di medici di lunga esperienza a cui ho domandato quali fossero le reali carenze di cui soffre oggi la popolazione media». Il progetto si rivolge a un target di popolazione vittima della crisi economica ma di livello culturale medio-alto: «I nostri utenti sono persone relativamente giovani - dice Balbo - colte e informate ma con redditi che difficilmente consentono l’accesso a prestazioni non coperte dal Servizio sanitario nazionale». E così, in questo angolo di Milano a due passi dal Carrobbio, è nato il primo esperimento di sanità privata low cost: praticamente tutta la gamma delle prestazioni medico-specialistiche a prezzi non superiori a 60 euro per visita. «Il segreto? Bassi margini e un equipe di specialisti giovani e senior che lavorano a basse tariffe ma su grossi numeri». L’idea si è rivelata in breve tempo un vero e proprio successo per quelle specialità tradizionalmente non convenzionate con il servizio pubblico, come odontoiatria, psicoterapia e logopedia. Per tutte le altre, la carta vincente si è rivelata essere la qualità del servizio. «In questa direzione si colloca anche l’idea di un luogo che assomigliasse il meno possibile a un centro medico ma che fosse anche un ambiente piacevole per gli abitanti del quartiere, dove trascorrere un po’ di tempo nella public library o guardando una mostra di arte contemporanea». Per l’occasione il Centro medico ha ingaggiato una curatrice appena giunta da New York che ha messo a punto un vero e proprio programma di mostre di artisti internazionali. Irina Zucca Alessandrelli, milanese ma reduce da un’importante esperienza al museo Moma di New York e al Philadelphia Museum of Arts, ha accettato con entusiasmo l’originale connubio mettendo a punto un progetto artistico sponsorizzato da Mipharm. «L’idea di portare l’arte in un luogo di cura - dice - è impegnativo ma stimolante». Ma non solo.

Le mostre, che hanno cadenza bimestrale, sono concepite non solo per i pazienti e i professionisti che popolano il centro medico, «ma anche per gli abitanti del quartiere, gli studenti universitari e il mondo dell'arte milanese».

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