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Le arti applicate? Sono lo specchio dell'evoluzione tecnologica e sociale

La creatività è il fondamento del progresso. Che i musei devono difendere e sviluppare

Le arti applicate? Sono lo specchio dell'evoluzione tecnologica e sociale

L'uomo vive in relazione continua con gli oggetti. Li costruisce, li produce, li utilizza, li impiega per abbellire gli ambienti in cui vive. E in questo senso i musei di arti applicate sono specchi dell'evoluzione tecnologica e sociale e nello stesso tempo sono strumenti per plasmarla. Sono istituzioni insostituibili che operano all'intersezione tra design e società, tra artigianato e industria, tra cultura materiale e cultura digitale. Una vicinanza alla vita quotidiana che è un'opportunità e una sfida. I musei di arti applicate sono emersi anche in risposta alle rivoluzioni industriali. Sono nati da trasformazioni radicali nel modo in cui le cose erano prodotte, distribuite e comprese. Sono stati fin dalle origini laboratori di cambiamento: specchi del progresso tecnologico e sociale e strumenti per plasmarlo. Queste istituzioni hanno sempre incarnato la convinzione che le collezioni non siano sistemi chiusi, ma reti di relazioni che devono essere costantemente riesaminate. Ai medesimi oggetti ogni generazione pone domande diverse. In questo senso, i musei di arti applicate sono prototipi di pensiero adattativo: operano all'intersezione tra design e società, tra artigianato, industria e cultura digitale. Questa prossimità con la vita quotidiana è sia un'opportunità che una sfida. Ci spinge a pensare oltre l'estetica e l'utilità, a rendere visibili le dimensioni sociali, ecologiche ed etiche del design.

Le esposizioni universali hanno profondamente influenzato lo sviluppo e la popolarità delle arti applicate, come nel caso del Museo delle arti applicate di Vienna (MAK), fondato nel 1863 non per ospitare una collezione imperiale, ma come luogo attivo per la formazione all'artigianato, allo stile e al gusto, e per unire arte e industria. L'Esposizione universale di Vienna del 1873 ampliò il patrimonio del museo, soprattutto nel campo dell'arte asiatica. L'Exposition internationale des arts decoratifs et industriels modernes di Parigi del 1925 segno un'altra svolta: le artiste della Wiener Werkstatte ottennero lì un riconoscimento internazionale a lungo negato, nonostante il loro successo fosse deriso in patria come «arte femminile». Questa ironia rivela una persistente ambivalenza: l'arte applicata era spesso vista come troppo vicina all'artigianato, troppo decorativa, troppo femminile, e quindi non come «vera» arte. Nell'800 Gottfried von Semper propose un ordine delle arti in base ai materiali: legno, metallo, tessuto, ceramica, vetro. Oggi, nell'era dell'intelligenza artificiale, dell'arte digitale e dei processi automatizzati, questa tassonomia dei materiali diventa metafora della trasformazione stessa. Il materiale del nostro tempo non è solo tangibile, ma anche virtuale, algoritmico, immateriale. Eppure, anche in questo cambiamento, la capacità umana di creare rimane centrale. L'arte applicata dimostra con particolare chiarezza come questioni estetiche e sociali siano intrecciate. Non parla solo di forme e materiali, ma anche di condizioni di lavoro, risorse e catene di produzione. Un museo che rende visibili queste connessioni sposta l'attenzione dall'oggetto finito ai sistemi che lo producono. Dimostra che il design è sempre una decisione etica. Ciò che un tempo definiva il confine tra arte e artigianato ora comprende design, cultura digitale, architettura, pratica sociale e ricerca: un terreno aperto in cui processi materiali, sociali e intellettuali si sovrappongono. Il MAK ha risposto a quest'ampliamento di orizzonti aprendo la collezione a nuove interpretazioni e promuovendo la collaborazione tra pratica artistica, scientifica e istituzionale. Dagli anni '90 l'arte contemporanea e digitale sono diventate parte integrante del patrimonio del museo. Una delle più recenti aggiunte alla collezione, Mechanical Kurds di Hito Steyerl, estende l'idea di arte applicata al mondo digitale e politico, esplorando la tensione tra lavoro umano e intelligenza artificiale.

I musei operano in una rete di design, tecnologia, cultura del lavoro e società, tra conservazione e messa in discussione, tra storia e presente. Il loro compito è mantenere produttivo questo attrito. E questo dialogo non si limita all'istituzione stessa: include il pubblico, che non è un osservatore esterno, ma il punto centrale di risonanza. La conoscenza dell'artigianato la comprensione di come vengono realizzate le cose, del loro valore e significato è essenziale per i musei di arti applicate. Tessuti e ceramiche stanno tornando al centro del discorso artistico. E numerose mostre mostrano come la cultura materiale e le questioni di identità, genere e scambio globale si intersechino. Rivelano anche che la creatività umana è il fondamento del progresso umano. Eppure, paradossalmente, la creatività è in pericolo. In molti sistemi educativi le materie creative sono ridotte o eliminate. L'attenzione si sposta su competenze che le macchine possono apprendere facilmente, mentre la creatività la qualità stessa che definirà le biografie delle generazioni future è trascurata. I musei non possono compensare questo fallimento educativo. Ma attraverso mostre, programmi di mediazione e la storia vivente delle loro collezioni, possono essere al servizio di coloro che desiderano allenare la propria immaginazione. I musei godono di uno straordinario livello di pubblica fiducia, secondo solo a quello garantito alla famiglia e agli amici. Questo è un privilegio, ma anche una responsabilità. La fiducia non è statica; ce la si deve guadagnare e rafforzare. Dipende dalla nostra volontà di rimanere aperti, autocritici e capaci d'imparare.

Un tempo i musei occidentali costruivano le loro collezioni partendo da prospettive eurocentriche. Nell'ultimo decennio, molto è stato fatto per rivelare queste influenze, ricontestualizzarle e rendere trasparenti i processi di raccolta e interpretazione. La storia come la intendiamo noi è continuamente riscritta, non è mai completa. In tempi in cui i cambiamenti politici minacciano d'invertire quest'apertura, questa fiducia diventa ancora più preziosa. Per decenni, i musei hanno coltivato la collaborazione internazionale in mostre e ricerche. Questi legami formano una rete fragile ma vitale.

Quando si chiudono i confini letteralmente o ideologicamente tutti noi ne siamo colpiti. I musei devono quindi difendere non solo le loro collezioni, ma anche l'idea stessa del dialogo culturale.

* direttrice del MAK, il Museo di Arti Applicate di Vienna

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