È la solita vecchia storia. La sinistra può montare mille gazebo che non succede nulla. Quando a farlo è il Pdl, non cè volta che i banchetti non vengano abbattuti, bruciati, tagliati, imbrattati con le bombolette spray. E come da copione è accaduto anche stavolta. Il gazebo montato davanti a palazzo di Giustizia, in solidarietà al premier Berlusconi, è stato preso di mira da un immigrato, processato per aver violato la legge Bossi-Fini. Luomo ha strappato i cartelli appesi, gettato in terra i volantini e gridato insulti contro il presidente del Consiglio: «Sono stato processato io, deve essere processato lui» ha urlato prima che le forze dellordine lo bloccassero per portarlo in questura. E prima, nella foga, ha fatto confusione e se lè presa pure con il gazebo allestito, in privato, dallex titolare del bar di via Piave che non centrava nulla ma stava semplicemente manifestando contro la chiusura del suo negozio dovuta, a suo dire, a una truffa. Lextracomunitario è stato portato in questura e denunciato per danneggiamento. «Nostro malgrado - commenta il coordinatore del Pdl lombardo, Mario Mantovani - facciamo parte di una rappresentazione quasi teatrale la cui sceneggiatura si ripete infinite volte. Siamo costretti a misurarci quotidianamente con chi ha sostituito il dialogo con linsulto, il ragionamento con le farneticazioni».
Al di là del singolo episodio, Mantovani sottolinea un atteggiamento: «Stavolta il gazebo, domani magari lanceranno ancora una statuetta in faccia a qualcuno». E clima avvelenato anche dietro al doppio blitz di ieri in piazza Affari: sia da parte di Forza Nuova sia da parte dei centri sociali. Una ventina di esponenti del Cantiere e dellaccademia di Brera hanno provato a fare irruzione allinterno della Borsa per indire una delle loro lezioni aperte, sulla scia di quanto già fatto dal movimento dellOnda per protestare contro la riforma Gelmini. Ovviamente gli autonomi sono stati fermati dal personale della sicurezza. Una volta ricacciato fuori, il gruppo dei centri sociali ha srotolato uno striscione con la scritta «O la borsa o la vita» e ha tenuto la lezione in piazza. Un altro atto vandalico, di matrice opposta, è quello messo a segno laltra notte in piazza Affari dai militanti di Forza Nuova. Cappuccio della felpa alzato e secchi pieni di colla sotto il braccio, i giovani di estrema destra hanno tappezzato il basamento del Dito di Cattelan con manifesti rivolti contro il palazzo della Borsa. «Stop allusura bancaria» recitavano i volantini: dietro la scritta una foto, rimaneggiata in digitale, della scultura di Cattelan, con tutte e cinque le dita, come a dire: «Basta». «Lo strapotere economico - spiega Forza Nuova in una nota - governa il mondo. Il fascismo ha sempre avuto a cuore linteresse delle famiglie italiane. Intendiamo quindi rimarcare, proprio nella data in cui iniziò tutto (il 23 marzo 1919), lo sdegno nei confronti del sistema bancario».
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