Assolta la scorta del Cavaliere «Protezione già al massimo»

MilanoTra le tante polemiche seguite all’aggressione di Milano, non potevano mancare quelle sul sistema di sicurezza che non ha evitato l’aggressione a Silvio Berlusconi. Polemiche rivolte in particolare contro il Questore di Milano Vincenzo Indolfi, ieri però assolto con «formula piena» dal ministro degli Interni Roberto Maroni. Non ci sarebbero state falle da parte degli uomini della scorta del premier e la gestione dell’ordine pubblico sarebbe avvenuta secondo le regole. «Non ci sono da parte mia - dice Maroni - rilievi o censure sulla gestione dell’ordine pubblico».
La sicurezza del presidente del Consiglio è infatti affidata a un sistema piuttosto complesso fondato su uomini dei servizi segreti e appartenenti alle forze dell’ordine. I primi sono quasi tutti ex carabinieri e poliziotti, assunti negli anni ’80 da Standa e Mediaset per garantire la sicurezza della famiglia Berlusconi e poi rientrati nei ranghi pubblici. Attorno a loro un secondo cerchio composto da agenti e carabinieri. Digos e Nucleo Informativo dell’Arma vigilano infine per prevenire l’infiltrazione di militanti di movimenti più radicali, Centri sociali in particolare. L’altra sera in piazza a contestare il premier e venire poi alle mani con i ragazzi di Azione giovani non c’erano però gli antagonisti, ma simpatizzanti del centrosinistra.
Domenica l’attenzione della scorta era comunque alta, perché da mesi diverse note dei servizi segreti avevano evidenziato la possibilità di pesanti contestazioni durante manifestazioni pubbliche «con il rischio di azioni violente di mitomani isolati difficilmente individuabili in sede preventiva». Esattamente quel che è successo domenica in piazza Duomo. L’aggressore Massimo Tartaglia era infatti un perfetto sconosciuto, senza legami con le frange più estreme della sinistra. Anzi risulta che non abbia mai fatto politica attiva, pur se lui e i genitori sono dichiaratamente elettori del Partito democratico. I vertici degli apparati di sicurezza rimangono insomma convinti che la protezione del premier sia già ai massimi livelli. Rafforzarla ulteriormente sarebbe impossibile e rischierebbe di essere controproducente, creando troppa confusione attorno all’obbiettivo da proteggere.

Anche se in futuro saranno studiate nuove strategie per evitare i bagni di folla, razionalizzare i meccanismi di tutela, ridurre al minimo le situazioni «imprevedibili», rafforzare ulteriormente la «bonifica» dei luoghi, e attuare un «monitoraggio attento e approfondito» delle presenze in piazza, per individuare in anticipo possibili pericoli.

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