Assolto Casarini, 10 mesi al nipote di Cacciari

De Corato: «È finito il tempo delle impunità»

Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto, a seconda di come lo si guarda. A oltre tre anni di distanza dai fatti, arriva la sentenza sulla «MayDay Parade» del primo maggio 2004, la manifestazione dei centri sociali in seguito alla quale 32 «disobbedienti» vennero accusati a vario titolo di concorso in violenza privata, deturpamento e imbrattamento di cose altrui e danneggiamento. Totale, dieci condanne a pene tra i 6 mesi e un anno e 3 mesi di reclusione e 22 assoluzioni.
Tra i primi, spicca il nome di Tommaso Cacciari, nipote di Massimo, sindaco di Venezia (10 mesi, pena sospesa, per aver danneggiato «varie attività commerciali - si legge nel capo di imputazione - attraverso il lancio di pietre, di fumogeni e l’utilizzo di baston»). Tra i «fortunati», invece, quello di Luca Casarini, accusato di aver imbrattato i muri del supermercato Esselunga di viale Papiniano e le vetrine di un videonoleggio Blockbuster. Per lui, il «non luogo a procedere».
Una sentenza che per il vicesindaco Riccardo De Corato è anche un auspicio.

«Questa importante sentenza segna la fine di anni di impunità. Ora ci aspettiamo per il prossimo primo maggio di non dover più assistere ai consueti rituali di devastazione che hanno puntualmente caratterizzato questa manifestazione».

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