Assurdo cancellare la realtà dalla tv

A me pare di sognare, ma siamo messi proprio così: l’Osservatorio sui diritti dei minori, per bocca del suo presidente Marziale (un cognome, un destino), pretende l’intervento della Commissione di vigilanza Rai per il crimine commesso l’altra sera (...)
(...) in diretta dal mangia-bambini Bruno Vespa. Non sto confondendo i cognomi: è proprio lui, Vespa, eternamente sbertucciato per i suoi modi troppo felpati e melliflui. Ma evidentemente sotto la felpa c’è un animo satanico, capace di concepire i più efferati abusi. La vergogna: martedì su Raiuno, in onda «Cenerentola», Vespa si inserisce come sempre nella pausa pubblicitaria per lanciare la puntata di «Porta a Porta», che comincia subito dopo. Con una crudeltà inaudita, il conduttore osa infierire sul candore infantile preannunciando che si parlerà del caso Yara. Sullo sfondo, il cartello truculento: «Chi protegge i nostri bambini?».
È l'inizio della crociata. All’indomani, il presidente Marziale non esita a definire quell’interruzione «nefasta». Invocando l’intervento delle autorità preposte, sognando probabilmente anche una lapidazione iraniana per Vespa, parla di un attentato alla serenità e all’equilibrio di grandi e piccini, intenti ad assaporare le lepidezze del capolavoro disneyano. Infine deborda in un assolo cosmico, argomentando di «deriva etica» che «nuoce gravemente alla salute del servizio pubblico» (???, ndr).
Un osservatore benevolo potrebbe pensare che si tratti soltanto dello sfogo di una singola persona, ipersensibile a certe sfumature, per ruolo e per dovere d’ufficio. Invece, a quanto pare, le sacerdotesse dell’innocenza bambina sono dislocate ovunque. A seguito del bellicoso intervento, ecco le agenzie di stampa battere la notizia di un’immediata solidarietà da parte dell’Associazione nazionale sociologi, che tra le altre cose ravvisa tutti gli estremi per una sollevazione popolare, sotto forma dello «stop al canone» (nuova, questa).
Benché la tentazione sia forte, garantisco che non chiederò subito ai solerti difensori dei bambini se non sembri loro più criminale lasciarli mezz’oretta davanti al «Grande Fratello» o all’«Isola dei Famosi», prima di ritirarsi in camera a prendere sonno. Non lo chiedo perché mi sembra una causa persa. Meglio restare al tema specifico, questo Vespa senza scrupoli e senza pudori, che attenta all’equilibrio psichico ed emotivo delle nostre creature con i suoi horror-spot. Ovviamente Vespa non ha bisogno di difensori d’ufficio, né io per la verità coltivo di queste ambizioni. Ma il caso è effettivamente molto importante. Dire che i bambini vanno difesi dalla televisione invasiva e becera è come propugnare l’uguaglianza tra i popoli, la fine delle malattie e il bel tempo perenne. Diverso è capirsi sul come. Il teorema è questo: i bimbi stanno vedendo e pensando le cose più lievi, improvvisamente vengono richiamati a realtà forti, cattive, choccanti. Ma chiediamoci: davvero è cancellando lo spot di Vespa che questi bambini non saranno toccati dalla spaventosa tragedia di Yara? Davvero possiamo pensare che da un mese vivano con la testa immersa in Cenerentola e Biancaneve, totalmente ignari di quanto sta succedendo a Brembate? Davvero il presidente Marziale e l’Associazione sociologi ritengono che i nostri bambini non siano già abbastanza informati da telegiornali, radionotiziari, titoli di quotidiani e settimanali, persino dai giusti e inevitabili discorsi che i loro genitori e i loro fratelli maggiori tengono a tavola? Vogliamo dire che è proprio Vespa, con il suo spot, a rovinare lo sviluppo degli italiani di domani?
Certo è ben triste il destino della televisione. Quando è troppo leggera e stupida, frivola e superficiale, tutti quanti invochiamo impegno e riflessione. Poi, la volta che Vespa propone il suo approfondimento con un normalissimo spot, partono i pasdaran fondamentalisti che pretendono il rispetto dell’evasione. Diciamolo: siamo ai confini della realtà. Ben altre, purtroppo, sono le nefandezze della televisione. E qui davvero il discorso andrebbe avviato con molta serietà. Avetrana è e resterà la madre di tutte le nefandezze tv. Tutti l’abbiamo detto. Quella sì è la televisione crudele e volgare, invadente e spregiudicata, morbosa e amorale, che dovremmo risparmiare ai nostri bambini e pure a noi stessi. Però attenzione. Anche qui, vediamo di capirci. Non basta dire che la televisione è il demonio. Che se i tempi sono sfasciati è sempre colpa della televisione. Come dimostra Brembate, soltanto un mese dopo, la televisione fa quello che noi le lasciamo fare. La famiglia di Yara, il paese intero, tutti nel loro piccolo stanno dimostrando che la televisione arriva fin dove noi la lasciamo arrivare. In fondo alla strada, sul cancello di casa, dentro al salotto, nel cuore dei nostri sentimenti più intimi. Le distanze possiamo stabilirle noi.

Non sta scritto da nessuna parte, non è un dovere sancito dalla Costituzione, che a tragedie ancora calde la gente debba rispondere ai microfoni. O addirittura chiamarli in casa. Alla televisione, con il telecomando come con il microfono, si può dire tranquillamente no. Più che lapidare Vespa, sarebbe questa la vera crociata da lanciare, una volta per tutte.

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