Luciana Baldrighi
Façon de Venise si chiamò,a partire dal Cinquecento, il modo elegante di trattare il vetro: opportunamente colorato, estremamente trasparente, i maestri vetrai della Serenissima repubblica veneta, installati sull'isola di Murano, creavano oggetti per la mensa e per il decoro di purissime forme. Si chiamavano Barovier, Toso, Seguso, vere e proprie famiglie artogiane che di generazione in generazione si trasmettevano e tramandavano insegnamenti e tecniche di lavoro. Nonostante il declino della Repubblica marinara per eccellenza, ancora a fine Ottocento quella tradizione restava un must del made in Italy e nei romanzi e nei racconti di d'Annunzio, i poeta-avventuriero che si incarica di traghettare la borghesia del Bel Paese nella società di massa novecentesca è quell'arte a incarnare la continuità da un lato, la modernità dall'altro.
Adesso, la casa d'aste Porro &C presenta nella sua sede milanese di palazzo Durini (via santa Maria Valle 2) l'esposizione, con relativa battuta d'asta, dedicata ai "Vetri di Murano del 900 dalla raccolta di Eva e Bernd Hockmeyer e altre provenienze" (dal sei al nove maggio l'esposizione, il giorno dieci la relativa asta) ed è una gioia per gli occhi e un modo intelligente e non troppo oneroso di investire denaro: le stime di partenza sono infatti ragionevoli, non superando mai la cifra dei 25mila euro.
Curato dall'architetto Franco Deboni, il catalogo è un vero e proprio spaccato del XX secolo "sotto vetro", a partire da un raro vasetto a murrina policroma con motivi floreali disegnato da Ercole Barovier nel 1920(base d'aseta 22/25mila euro). Era l'Italia appena uscita dalla Grande guerra, e i Barovier vi avevano partecipato da par loro, come attesta una cartolina commemorativa delle Vetreria Artisti Barovier a Murano spedita al giovane soldato Barovier Giuseppe, del Genio Telegrafisti allora di stanza nella "zona di guerra" dell'Albania.
Della Seguso Vetri Arte è invece una incantevole coppia di moretti in vetro lievemente iridato e foglia d'oro della fine anni Trenta (stima di battuta 3/4mila), mentre sempre dello stesso periodo è un vaso in vetro di Venini a "bollicine" con piede e bocca in vetro trasparente disegnato da Carlo Scarpa (base d'asta 15/18mila euro). Ancora di Venini è un piatto a forma di foglia in vetro a sottili canne nei toni del marrone e trasparente, su disegno di Tyra Lundgren (base d'asta 4/5mila euro). L'opera compare nelle pagine di "Le tre Venezie" del giugno 1938 dedicate ai vetri di Venini esposti alla Biennale.
Gli anni fra due guerre e poi il secondo dopoguerra vedono infatti la vetreria di Murano farsi sempre più oggetto d'arte e di esposizione grazie all'apporto di architetti e designer di valore. E' su questa base che Eva e Bernd Hockemeyer hanno infatti deciso di costruire la raccolta che in parete andrà all'asta, un concentrato del vetro italiano nel suo virtuosismo e genialità artistica. Si vedano a questo proposito lo straordinario piatto "Murrina del serpente" disegnato da Carlo Scarpa per Venini negli anni quaranta. Le murrine bianche,rosse e nere compongono un'incantevole decorazione, ammirata dal pubblico della Biennale di Venezia e della VII Triennale di Milano dove l'opera fu esposta (base d'asta 5mila euro). Di Fulvio Bianconi, sempre per Venini è invece un monumentale vaso di forma cilindrica a fasce orizzontali blu, verde, rosso e viola (stima 20mila euro), mentre per Seguso si può ammirare il vaso "Valva" in vetro sommerso di colore grigio disegnato da Flavio Poli nel 1954(stima 18mil euro).
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