Open Arms, la mossa choc dei pm contro Salvini: ricorso immediato in Cassazione

Il vicepremier era stato assolto in primo grado dall'accusa di sequestro di persona dei migranti a bordo della nave Open Arms nell'agosto 2019

Open Arms, la mossa choc dei pm contro Salvini: ricorso immediato in Cassazione
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Nuovo affondo dei giudici contro il ministro Matteo Salvini, assolto in primo grado dall'accusa di sequestro di persona dei migranti a bordo della nave Open Arms nell'agosto 2019. La Procura di Palermo ha fatto ricorso in Cassazione. Una mossa a sorpresa perché, di fatto, bypassa i giudici di appello. La scelta dei pm, dunque, è quella di giocare la partita non sul merito ma esclusivamente dal punto di vista del diritto.

Un caso del genere viene definito "ricorso per saltum" che consente di evitare il giudizio di appello e di ottenere direttamente una pronuncia della Suprema Corte.

La vicenda

Dopo un lungo processo davanti al tribunale di Palermo, in cui era accusato di aver trattenuto illegittimamente a bordo della nave della ong un gruppo di migranti soccorsi in mare, impedendo all'imbarcazione l'approdo a Lampedusa, l'ex ministro dell'Interno Salvini il 20 dicembre scorso era stato assolto. La motivazione della sentenza è stata depositata a giugno.

La tesi della Procura

Scegliendo la strada del ricorso diretto alla Cassazione, che è giudice di legittimità, la Procura sostiene che il nostro Paese non aveva l'obbligo di assegnare alla nave spagnola il porto sicuro (Pos). "Anche nel caso della Open Arms deve concludersi che l'ipotizzata incompetenza del Ministro al rilascio del Pos quale condizione sufficiente per escludere tout court la responsabilità dell'imputato per entrambi i reati, non può che risolversi, alla luce della peculiare tutela che l'ordinamento riserva alla libertà personale e della struttura dei due delitti, nell'omissione della motivazione in violazione dell'art. 125 c.p.p. Ciò vieppiù se si considera la formula assolutoria utilizzata che a fronte del riconosciuto trattenimento a bordo dei migranti e dell'altrettanto riconosciuta assenza di un intervento positivo del Ministro, non risulta supportata da nessuna plausibile ragione giuridica o meglio da alcuna spiegazione".

La reazione di Salvini

"Ho fatto più di trenta udienze, il Tribunale mi ha assolto perché il fatto non sussiste riconoscendo che difendere i confini non è un reato. Evidentemente qualcuno non si rassegna, andiamo avanti: non mi preoccupo", ha detto Matteo Salvini, a margine di un appuntamento a Milano. "Non si rassegnano - ha aggiunto - ma io non mi preoccupo".

E quella di Piantedosi

"Nel rispetto profondo che si può avere per quelli che sono tutti i passaggi giudiziari, compresa la legittima decisione di un ufficio giudiziario importante come la Procura di Palermo, l'impugnare un'assoluzione che pure era stata emanata, e leggendola in maniera molto forte con affermazione di principi molto netti, mi dispiace prima di tutto umanamente, personalmente e anche professionalmente". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, intervenendo a Roma all'evento di Fratelli d'Italia "Parlate di mafia". Il ministro ha ricordato come nel periodo dei fatti contestati, lui fosse capo di gabinetto del ministro Salvini ed entrò come coindagato nell'inchiesta, prima che la sua posizione venisse stralciata dall'autorità giudiziaria.

"Mi dispiace per motivi umani e professionali - ha aggiunto Piantedosi -, e anche per motivi di valutazione di diritto", "sono convinto che anche in questo caso non potrà che portare anche in secondo grado o in Cassazione all'assoluzione e alla legittimità dell'azione".

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