Attacco all’ex base italiana, 10 morti

Kamikaze si fa esplodere tra gli operai in attesa di entrare nella zona militarizzata. Nessun ferito tra i soldati Nato

L’ultimo terrorista suicida si è fatto saltare in aria ieri mattina davanti a Campo Salerno, l’ex base italiana nell’Afghanistan sud orientale, in una zona infestata da talebani. I nostri soldati ci rimasero solo sei mesi nel 2003, ma combattimenti e attentati ci riguardano da vicino anche negli ultimi giorni, alle porte di Kabul e nella parte occidentale del Paese sotto il comando italiano.
Dalla scorsa estate i talebani hanno cominciato a rialzare seriamente la testa scatenandosi contro l’espansione della missione Nato in Afghanistan a tutto il Paese, di cui facciamo parte con quasi duemila uomini. Il ministro della Difesa di Kabul, Rahim Wardak, aveva collegato l’escalation al fatto che i talebani e i loro alleati di Al Qaida considerano gli europei il ventre molle dell’alleanza con gli Usa. «A causa della sensibilità delle opinioni pubbliche in alcuni Paesi europei ed i relativi problemi politici che ne derivano - ha dichiarato Wardak - i talebani hanno scelto questo momento per intensificare le loro attività e influenzare le opinioni pubbliche straniere». In pratica ammazzando un po’ di soldati europei, al posto degli americani ed utilizzando tattiche irachene, come gli attentati suicidi sarà più facile impressionare governi e cittadini dei Paesi europei che hanno inviato truppe spingendoli al ritiro.
Almeno in Italia il disegno talebano sembra aver fatto breccia e l’attentato suicida di ieri, a Khost, fa parte di questa strategia di propaganda e terrore. Il kamikaze si è fatto esplodere in mezzo ai disgraziati afghani che facevano la fila come ogni mattina per andare a lavorare, magari come addetti alle pulizie, a Campo Salerno. Dieci morti e 14 feriti, tutti locali, mentre i soldati americani dentro la base non si sono fatti un graffio. Il messaggio per gli afghani «traditori» è chiaro, ma la notizia ha avuto un certo impatto anche in Italia, adesso che si discute del rifinanziamento della missione.
In realtà le minacce a zone ben più vicine ai nostri soldati impiegati in Afghanistan non mancano, ma trapelano solo quando ci scappa il morto. Lunedì scorso una macchina minata con a bordo un terrorista suicida è per fortuna esplosa prima di schiantarsi contro un convoglio della Nato uccidendo solo il kamikaze. La nazionalità delle truppe non è stata rivelata, ma la strada Kabul-Logwar, dove è avvenuto il fallito attentato, viene pattugliata spesso dai nostri soldati. Lo scorso anno, proprio in questa zona furono uccisi tre alpini in due diversi attentati. Da giugno di quest’anno sono un centinaio gli attacchi kamikaze compiuti in Afghanistan.


Ad Herat, dove il generale Satta comanda il Prt (centro di ricostruzione provinciale) nel settore ovest dell’Afghanistan la situazione è più tranquilla, rispetto alle zone calde del sud e dell’Est, ma non mancano gli scontri.

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