
Una clessidra a fare da sfondo, granelli di sabbia che scorrono senza allarmi ma pieni di conseguenze. Una clessidra per ricordare «che il tempo è una risorsa finita e l'indecisione ha un costo». Ha voluto inaugurare il nuovo anno accademico - il 124° - con quest'immagine ieri mattina il rettore della Bocconi Francesco Billari. Il messaggio dalla Bocconi è forte e chiaro ed è un invito a scegliere, in un momento «in cui - come ha sottolineato il presidente Andrea Sironi - l'autonomia e l'indipendenza delle università hanno di recente subito attacchi diretti anche in paesi insospettabili». Il riferimento agli Stati Uniti è per niente velato. «Non si tratta di critiche ma misure punitive - sottolinea Sironi - Tagli ai finanziamenti alla ricerca scientifica, interruzione dei finanziamenti a programmi governativi, licenziamento di migliaia di impiegati di agenzie pubbliche, inclusi scienziati, provvedimenti restrittivi sui visti per gli studenti internazionali, fino a casi di interferenze nei programmi di insegnamento, nella governance degli atenei o fermi e arresti di studenti e docenti considerati nemici». E aggiunge: «Misure di questo tipo, contro la scienza e la libertà accademica, che assumono il carattere di un attacco politico al sistema pluralistico e all'ordine liberaldemocratico, vengono giustificate, nel caso recente degli Stati Uniti, da un lato per rimediare agli eccessi della cultura woke, tollerati dai grandi atenei americani, dall'altro per combattere presunti atti di antisemitismo, già efficacemente contrastati dagli atenei oggetto di attacchi». Misure che hanno «generato incertezza e in alcuni casi persino paura nel mondo accademico, spingendo numerosi studenti, ricercatori e scienziati a considerare di emigrare verso altri Paesi». Ecco perché indebolire la libertà accademica «significa compromettere ricerca, insegnamento e progresso», ha ammonito. «Come insegnare agli studenti il pensiero critico se l'università non è la casa del pluralismo e se i ricercatori si autocensurano per evitare tematiche controverse?», ha provocato. E allora, che cosa sceglie oggi l'Ateneo milanese? Innanzitutto, come ha detto Billari, «di non essere una torre d'avorio»: la Bocconi «rivendica un ruolo pubblico, dove la conoscenza incontra la responsabilità e la libertà si traduce in atto concreto». Perché «quando si colpisce l'università, si colpisce la democrazia». La scelta è quella di guardare all'Europa «che - come ha detto Sironi - fatica ad adattarsi alla muscolarità del nuovo contesto, poichè nasce e si sviluppa su premesse antitetiche rispetto alla forza bruta». Valori e impegni che infatti ha ricordato Nadia Calviño presidente della Banca Europea, ospite d'onore non a caso della cerimonia. I numeri seguono le parole. Per la prima volta nella storia della Bocconi metà degli studenti che iniziano l'università sono internazionali, con le domande ai corsi triennali che segnano un record: il 25% in più degli studenti stranieri, oltre il 64% dall'estero. E dopo Francia e Turchia, per la prima volta gli Stati Uniti sono il terzo Paese d'origine. In aule convivono 120 nazionalità. L'internazionalità non è un'etichetta.
Così come l'AI è ora terreno naturale di frontiera: grazie a una partnership con OpenAI, l'ateneo è la prima università a fornire a tutta la sua comunità 17 mila persone fra studenti, professori e personale strumenti di intelligenza artificiale per studiare, preparare lezioni, fare ricerca. Una scelta, anche questa, fatta (parola di rettore) di «coraggio e lungimiranza».