Dal nostro inviato a Stresa (Verbania)
Il clima non è più quello di dieci anni fa. A Stresa, al forum della Fondazione Iniziativa Europa, arriva un sondaggio sul prossimo referendum. "I sì - spiega Luca Ferlaino, presidente di SocialCom - sono davanti secondo le nostre rilevazioni per 53 a 47". Mani pulite è lontana e Carlo Nordio, presente in sala, quasi lo corregge: "Il divario potrebbe essere anche più ampio, certo c'è un clima di ottimismo e andremo fino in fondo". "Naturalmente - aggiunge Ferlaino - il risultato dipenderà anche dalla percentuale di quelli che andranno a votare. Se solo il 20 per cento andrà alle urne, allora il no al referendum potrebbe anche prevalere. L'impressione è che il sì possa avere la meglio se molti si recheranno ai seggi. Più saranno i votanti, più alta sarà la probabilità che i sì vincano".
La separazione delle carriere è a un passo dal traguardo finale: dopo l'approvazione in Parlamento, ora si aspetta il passaggio alle urne. E l'idea del governo è proprio quella di fare presto. Inutile spingersi avanti, fra discussioni estenuanti e polemiche logoranti. Così, fra una sessione e l'altra dell'evento promosso da Michele Vietti, ex vicepresidente del Csm, e dall'avvocato Giuseppina Ribinetti, trapela un'indiscrezione quasi vestita di ufficialità: gli italiani andranno a votare domenica 1 marzo. Non ad aprile, come qualcuno ipotizzava, ma circa un mese prima. Al massimo, ma è un'ipotesi residuale, l'unica data alternativa è quella dell'8 marzo.
Nordio e Meloni vogliono correre, perché sarebbe inutile, anzi controproducente, smarrirsi in battibecchi e scontri con l'Anm che nel parterre di Stresa schiera il segretario Rocco Maruotti e l'ex Presidente Edmondo Bruti Liberati.
Nordio, intervistato dal direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci, è netto: "C'è il pericolo che questo referendum venga trasformato in una sorta di violenta contrapposizione politica fra magistratura e politica stessa e il rischio maggiore è che la magistratura si aggreghi ad una parte politica per battersi contro il governo".
Per Nordio le conseguenze di questo atteggiamento potrebbero essere gravi: "Se fosse sconfitta al referendum, la magistratura subirebbe una sconfitta politica e le sconfitte politiche non sono mai indolori. Il mio appello è che la magistratura faccia un dibattito acceso e forte ma mantenuto in termini tecnico giuridici".
In sala circolano spezzoni dell'intervista concessa da Luca Palamara a Giovanni Minoli per Radio1 Rai e il ministro non si sottrae al tema: "È una bomba esplosiva, ma è una bomba di cui conoscevamo già l'esistenza. Parlare di sessantamila chat (pagine, ndr) che sono rimaste sepolte con la polvere che è stata messa sotto il tappeto durante queste inchieste, sentire che c'è stata una vera e propria cospirazione da parte della magistratura nei confronti dell'allora primo ministro, ripeto, lo dice lui, non lo dico io".
Il riferimento è al periodo 2008 -2011, con Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi. Usciranno altri dialoghi sul potere delle toghe? Difficile immaginare che ci siano messaggi ancora conservati, ammesso che esistano, così datati nel tempo. Ma certo, la narrazione del sistema Palamara aspetta aggiornamenti. E potrebbero arrivare altri colpi di scena.
Parte intanto la campagna referendaria. E il fronte del sì non vuole cadere nella trappola della radicalizzazione dello scontro.
Ma anche appiattirsi su una dimensione giuridica potrebbe allontanare i cittadini, spingendoli a rimanere a casa. Fra noia e disinteresse. Le prossime settimane, come è emerso a Stresa, saranno decisive per trovare un dialogo con l'opinione pubblica.