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Disforia di genere e triptorelina: cosa sapere

Si tratta di un medicinale poco conosciuto ma centrale nel caso del tredicenne di La Spezia che ha intrapreso un percorso di transizione di genere: come si usa, quando, i rischi

Disforia di genere e triptorelina: cosa sapere
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Il caso del tredicenne di La Spezia che ha intrapreso un percorso di transizione di genere ha riportato al centro dell’attenzione il tema dei trattamenti farmacologici nei minori. Secondo quanto riportato da diverse ricostruzioni giornalistiche e da quanto riferito dall’avvocato della famiglia, nel percorso clinico del ragazzo sarebbe stato utilizzato anche un farmaco specifico: la triptorelina. Un medicinale poco noto al grande pubblico, ma da tempo al centro del dibattito medico e bioetico quando si parla di disforia di genere in età adolescenziale. Ecco cosa sapere.

Cos’è la disforia di genere

La disforia di genere è una condizione caratterizzata da un marcato disagio psicologico legato all’incongruenza tra il sesso biologico e l’identità di genere percepita. Questo disagio può manifestarsi in modo particolarmente intenso durante la pubertà, fase in cui il corpo va incontro a cambiamenti fisici rapidi e irreversibili.

Secondo la letteratura clinica, la disforia di genere non coincide automaticamente con il desiderio di intraprendere un percorso medico o chirurgico: le situazioni individuali sono molto diverse tra loro e richiedono valutazioni approfondite. Nei minori, proprio per la delicatezza della fase evolutiva, l’approccio raccomandato è prudente e basato su un supporto multidisciplinare.

Cosa fa la triptorelina

Come spiegato dalla Società Italiana di Farmacologia (SIF), la triptorelina è un farmaco utilizzato per arrestare temporaneamente lo sviluppo puberale nei casi di pubertà precoce. La sua indicazione è limitata ai minori di otto anni per le bambine e di dieci anni per i bambini, con prescrizione a carico del Servizio sanitario nazionale, esclusivamente sulla base di una diagnosi e di un piano terapeutico elaborati da strutture specialistiche.

Diverso è il suo utilizzo negli adolescenti con diagnosi di disforia di genere, dove il farmaco viene impiegato per bloccare una pubertà considerata fisiologica: in questo caso si tratta di un uso off label, cioè al di fuori delle indicazioni autorizzate. Con la determina n. 21756 del 2019, l’Aifa ha comunque inserito la triptorelina tra i medicinali erogabili integralmente dal Servizio sanitario nazionale ai sensi della legge 648/96, limitando però l’accesso a casi selezionati di disforia di genere, con diagnosi certificata da un’équipe multidisciplinare e specialistica e solo quando il supporto psicologico, psicoterapeutico e psichiatrico non risulti sufficiente.

Come si usa la triptorelina

La triptorelina viene somministrata per via intramuscolare o sottocutanea. Si tratta di un analogo dell’ormone GnRH, responsabile della regolazione della produzione e del rilascio, da parte dell’ipofisi, dell’ormone luteinizzante — che controlla l’attività delle gonadi — e dell’ormone follicolostimolante, coinvolto nelle funzioni di ovaie e testicoli. L’utilizzo prolungato della triptorelina determina una desensibilizzazione del sistema ormonale e la conseguente soppressione delle funzioni ovariche e testicolari. Questo effetto, secondo le indicazioni cliniche, è completamente reversibile con l’interruzione del trattamento.

I rischi

Come sottolinea la SIF, la triptorelina è un farmaco utilizzato per casi clinici specifici, come il trattamento di tumori ormono-dipendenti, l’endometriosi, la pubertà precoce. I potenziali benefici, però, devono essere sempre valutati insieme ai possibili rischi.

Gli effetti indesiderati sono legati a una riduzione degli ormoni sessuali. Questa condizione può tradursi, nel tempo, in una perdita di densità ossea, con conseguente aumento del rischio di osteoporosi e fratture. Non mancano altri disturbi, come vampate, calo del desiderio sessuale, disfunzioni erettili, nausea, alterazioni del sonno, affaticamento, riduzione della massa muscolare, dolori articolari, incremento ponderale e cambiamenti dell’umore, con un possibile impatto sul benessere generale dei pazienti.

Nei soggetti affetti da carcinoma prostatico è stato inoltre rilevato un aumento dell’incidenza della sindrome metabolica, con squilibri nei valori lipidici, pressione arteriosa elevata e difficoltà nel

controllo della glicemia. In ambito pediatrico, studi più recenti hanno segnalato la comparsa di ipertensione in alcuni bambini trattati per pubertà precoce, rendendo opportuno un controllo clinico regolare durante la terapia.

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