Ecco come si scrive una lettera d'amore

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Ecco come si scrive una lettera d'amore
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A luglio abbiamo festeggiato i 50 anni di matrimonio: un’avventura straordinaria vissuta con mia moglie. Due figli quattro nipoti che ci adorano tante soddisfazioni, momenti difficili (operazione al seno, chemio, radio) sempre affrontati insieme. I momenti più belli il raccontarsi prima di dormire quella che è stata la nostra giornata e il risveglio con lei vicino e confesso, troppo raramente, preparare il caffè per lei ancora a letto. Certo quando la bacio non sento le campane ma le posso ancora vedere nei suoi occhi che le rughe riescono ad abbellire. Il ritorno quando possibile nel nostro Trentino in una casa colonica nel bosco svegliandosi con il rumore dell’acqua nella fontana e il canto degli uccelli. E le serate di giugno con il prato pieno di lucciole e tanto altro. Siamo stati fortunati e ci hanno aiutato anche le piccole cose: accettare che il rumore delle mie ciabatte superava quello delle sue pantofole, che le sue piccole manie se guardate in uno specchio convesso erano le mie, accantonare l’egoismo, ricordare quando pensavi di aver fatto qualche cosa di straordinario che per lei lo straordinario era il quotidiano. Se poi servisse un suggerimento segnalerei uno degli insegnamenti del nonno. Ricordati che per raccogliere bisogna seminare e poi curare il tuo campo. NB il tuo perché i problemi vengono già da soli e se poi li vai a cercare...
Adelio Zanolini


Caro Adelio, se potessi creerei un corso di laurea sul modo di amarsi. E poi la farei docente. E poi introdurrei la sua lettera (con l’aggiunta di tante altre lettere che, scommetto, negli anni avrà di certo scritto) come libro di testo. E poi metterei tutte le avvertenze del caso: oggi è tutto ontologicamente diverso, oggi nessuno è più capace di empatia e sacrificio e perdono e di qualunque cosa serva a sintonizzarsi sul prossimo, e si buttano via i vestiti, e non si aggiustano le cose rotte e figurarsi se si pensa di riparare i rapporti per i quali non c’è cura, né rispetto, né lungimiranza. Oggi «investire», quando va bene, ha un’accezione bancaria. E «mettere qualcosa in cassaforte» vale solo per gli orologi smargiassi.

Ma lascerei vivo comunque il corso di laurea incentrato su di lei, per raccontare com’era, come avrebbe potuto essere, come potrebbe essere ancora. Se la gente avesse voglia di sintonizzarsi sulla gente. E se potesse capire quanto tutto il resto sia fuffa.

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