Quelle chat da cui scappare a gambe levate

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Quelle chat da cui scappare a gambe levate
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Sa bene quanto le chat siano “luoghi” assurdi e pericolosi. Alcune perfino più di altre. Per esempio quella nella quale sono stata inserita io in quanto “mamma” di un ragazzino di una certa classe è spaventosa come la metropolitana dopo le 21. Lo dico perché in chat tutti si sentono in grado di dare giudizi col tono di verità assolute, io trovo l’atteggiamento insopportabile e così me ne sto silente per bip e bip ma poi fatico a non rispondere. Solo che se rispondo scateno l’inferno come Russell Crowe ne “Il gladiatore” e allora taccio. Ma poi mi dico: perché devo essere raggiunta da fastidi sul mio cellulare? Vorrei sfilarmi ma appare quell’insidioso «ha abbandonato il gruppo» che è poco discreto. Fatto sta che ci sono in due o tre mamme che sembrano avere il manuale dell’educazione perfetta sotto il cuscino perciò i loro figli studiano, sono educati, si rifanno la stanza, portano giù la spazzatura e, naturalmente, non escono la sera. «Ah no, per carità in discoteca?! Ma figurati se ce li mando!», «Ah no, di rientrare dopo mezzanotte non se ne parla. Sbagliatissimo», «Ah no, assurdo, guai, ai miei non lo permetto. Tu fai male...». Io mi sento ogni volta il bersaglio perché per quanto riguarda l’elenco qui sopra, mio figlio fa esattamente il contrario. Ma va detto che l’altra sera, in discoteca, il mio “debosciato” ha incontrato gli angelici figli della signora in questione. Mi prude la tastiera.
Cristiana


Cara Cristiana, l’unico antidoto che ho trovato io ad alcune chat è stato quello di silenziarle. Da certe me ne sono proprio uscita “sbattendo” il chiassoso e ostile «ha abbandonato il gruppo». Non si può mica sempre subire... senza contare di quanto sia difficile tacere (almeno per me). Ma siccome suppongo che essendo una chat di classe qualche messaggio utile di tanto in tanto compaia, capisco che lei non possa permettersi di fare altrettanto. Ha ragione, le chat hanno creato un moderno “terzo luogo” prendendo a prestito il termine dal sociologo americano Ray Oldenburg che non si riferiva alle chat ma in generale a quei posti di socializzazione dopo casa e lavoro, dei quali non si sentiva l’esigenza.

Perché forse a causa del micro effetto massa, forse per via della distanza di protezione, forse per il rischio di incomprensioni sottese ad ogni scambio, ci ruggiscono tutti dentro e ci peggiorano la vita. C’è poco da fare se non leggere il meno possibile. E ridersela sotto i baffi per i discotecari sorpresi in flagranza e le mamme che razzolano bene ma, come tutte noi, non hanno un manuale.

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