Ennesimo comunicato contro la Venezi. Ma il pubblico insorge: "Basta, pensate a suonare"

Al Teatro La Fenice la protesta contro il direttore si trasforma in autogol: i paganti stanno con lei

Ennesimo comunicato contro la Venezi. Ma il pubblico insorge: "Basta, pensate a suonare"
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“Pensate a suonare”. Un messaggio chiaro, limpido, cristallino. Un invito che conferma la stanchezza del pubblico. Del resto la battaglia va avanti da tempo ed è chiaro a tutti che si tratta di uno scontro più politico che musicale. Il riferimento è al caso Beatrice Venezi, direttore d’orchestra che il sovrintendente della Fenice di Venezia Nicola Colabianchi ha nominato direttore musicale a partire da ottobre 2026. Una scelta stroncata dalle maestranze – a partire dall’orchestra – con tanto di proteste plateali.

Emblematica la decisione di leggere ogni sera un comunicato contro la Venezi, nel mirino ufficialmente per il curriculum non all’altezza ma più che altro per le sue simpatie politiche a destra. Ma c’è chi dice basta. E non si tratta della Venezi, di un suo collega o di un politico. Parliamo del pubblico, la componente più importante anche secondo l’Orchestra, che aveva accusato il direttore d’orchestra di non garantire “né qualità artistica né prestigio internazionale” e soprattutto di fare scappare gli abbonati. Ma proprio gli abbonati sono stufi di questa campagna.

In un video pubblicato in rete emerge con chiarezza la posizione del pubblico. “Ma basta con ‘sta storia, basta!” la reazione di un presente durante la consueta lettura del comunicato contro la lucchese. E ancora: “Ma robe da matti, ma pensate a suonare, ma basta”. E attenzione: non si tratta di un caso isolato. Sì, perché la protesta è stata immediatamente accolta dagli applausi del pubblico. Per la serie: basta con queste sceneggiate.

Un appello destinato a cadere nel vuoto, considerando la cronaca delle ultime ore. Le maestranze hanno infatti invocato la revoca del sovrintendente Colabianchi, considerato un vero e proprio traditore.

“Questa gestione ha rotto in modo irreparabile il rapporto di fiducia con le lavoratrici e i lavoratori” il commento dei sindacati. L’arte dovrebbe essere un terreno di confronto, ma evidentemente c’è chi non la pensa così. E presto la storia verrà arricchita da un altro, evitabile capitolo.

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