Dopo l'intervista concessa al Corriere della sera in cui sostiene di avere la sensazione di avere "sprecato la mia vita", Roberto Saviano è stato ospite di Fabio Fazio per presentare il suo ultimo libro e ha ripetuto pressoché le stesse cose, raccontando la vita sotto scorta. Ammantato dal solito vittimismo, che ormai lo accompagna e dal quale sembra incapace di separarsi, lo scrittore ha detto a Che tempo che fa che quella sensazione è "il prezzo che si paga, il vedere la propria figura in una specie di immagine fissa per cui attaccarti, essere bersaglio, diventare simbolo, di fatto impedisce la possibilità di libertà". Dichiara di aver patito "per le conseguenze che la mia famiglia ha dovuto subire per le mie scelte, anche questo constante massacro che ormai viene considerato ordinario".
Un massacro che riguarda "chiunque si espone, prende posizione, chiunque sa che sarà critico verso il potere, paga un prezzo che un’artista o uno scrittore non dovrebbe pagare mai: la libertà di poter scrivere". Quindi il ragionamento di Saviano scivola su un leitmotiv a lui particolarmente caro, ossia l'insinuazione che non viva in democrazia: "La differenza tra democrazia e regime è questa: poter avere una posizione, questa è la democrazia, e non pagarne le conseguenze. Nei regimi, invece, quando hai una posizione politica ne paghi le conseguenze, sul lavoro, sulla libertà di espressione, ti portano in tribunale". Sprecare la vita, ha spiegato, "significa aver speso gran parte della tua vita in un’immagine, in un ruolo, che o sei quello o non sei, su cui vieni valutato, giudicato. Qualunque scelta tu faccia, se sbagli stai compromettendo gli impegni della tua vita".
Secondo lui, "essere costretto ad avere una reputazione è un orrore per un’artista, uno scrittore non deve avere reputazione. Invece dossier, macchina del fango, continue attenzione, tentativi costanti. Come i giornalisti spiati di Fanpage. Chi non ha reputazione vince". Un desiderio un po' troppo di comodo quello di Saviano, che coinvolge forzatamente nel suo discorso il sito i cui giornalisti sostengono di essere stati intercettati, ma che nulla c'entra con il suo ragionamento.
"Se tu hai una reputazione, ma peggio della reputazione, se hai l’onore, perché la reputazione è ciò che gli altri pensano di te, l’onore è ciò che tu pensi di te stesso, nel momento in cui ce l’hai te la distruggono. Non hai possibilità di uscirne anche se vivi nel modo più disciplinato. Infatti vince chi non ha reputazione", prosegue.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.