Inchiesta ultras "Doppia curva": ai domiciliari Russo, ex socio di Maldini e Vieri

Sette gli arresti di oggi per la seconda tranche dell'indagine. Le accuse sono, a vario titolo, usura, estorsione ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, aggravate dall'avere favorito la cosca dei Bellocco

Inchiesta ultras "Doppia curva": ai domiciliari Russo, ex socio di Maldini e Vieri
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C'è anche Mauro Russo, in affari con l'ex storico capitano del Milan Paolo Maldini e dell'ex attaccante nerazzurro Bobo Vieri, tra gli indagati della seconda tranche dell'inchiesta "Doppia Curva" che ha portato stamani a sette misure cautelari. Le accuse nell'inchiesta della Guardia di Finanza e della polizia di Stato, coordinate dalla Dda milanese, sono, a vario titolo, usura, estorsione, emissione di fatture inesistenti, aggravate dall’aver favorito la cosca mafiosa dei Bellocco. Russo, finito ai domiciliari per ordine del gip Domenico Santoro, è il fratello del cognato di Maldini Aldo ed è accusato di estorsione, per essersi fatto corrispondere, dietro minacce "esplicite e implicite" circa 4000 euro mensili per due anni dal gestore di un parcheggio del Meazza, Gherardo Zaccagni. Il tutto in concorso con altri due indagati e con Vittorio Boiocchi, ex leader degli utras nerazzurri ucciso nell'ottobre 2022. Si legge nel provvedimento che gli indagati avrebbero agito "avvalendosi della paura e dell'intimidazione generati dai precedenti penali di Bellocco e Beretta, entrambi noti per avere commesso reati violenti, nonché dalla posizione di capo Ultras della tifoseria di Fc internazionale, per Beretta e Boiocchi". I quattromila euro venivano considerati "una sorta di obolo che veniva versato agli apicali esponenti della Curva Nord" da Zaccagni. O per meglio dire, un corrispettivo per avere occupato uno dei campi di azione degli ultras, uno dei molteplici "settori remunerativi" legati a San Siro. "Era pertanto dovuto ai capi della Curva un contributo, quale corrispettivo della tranquillità nella gestione del servizio".

Il ruolo di Caminiti

Nell'ordinanza di custodia cautelare "si registravano i tentativi di esponenti della 'ndrangheta di impossessarsi del controllo della Curva Nord e della stessa Curva Sud (quella, per intendersi, del Milan)". Sotto questo versante, la copertura e l'ombrello protettivo di Zaccagni erano rappresentati dalla presenza "(non del tutto ufficiale e non sempre palese, in ragione dei suoi precedenti penali) di Giuseppe Caminiti nell'organigramma della società dell'imprenditore". Caminiti, "forte della protezione tributatagli da Giuseppe Calabrò, che ha ripetutamente indicato in molteplici conversazioni intercettate, era in grado di costituire un solido schermo, rispetto a ogni tentativo di infiltrazione nel settore dei parcheggi, quello che, a suo dire, gli dava da mangiare". Ancora si legge che "Caminiti è essenziale a Zaccagni in quanto, oltre ad avergli, a monte, consentito di acquistare i biglietti dello stadio, gli permette una tranquilla gestione del servizio in cambio di quello che appare quasi un 'costo d'azienda', una sorta di tassa per la tranquillità versata a Boiocchi e Beretta".

I rapporti tra il direttivo della Nord e Zanetti

Vi è almeno un "significativo elemento di prova" circa il "rapporto intercorrente tra gli esponenti di spicco del direttivo della Curva Nord, in questo caso rappresentati da Antonio Bellocco, e la società interista", si legge inoltre nell'ordinanza. L'elemento in questione è la conversazione tra Antonio Bellocco e Davide Scarfone, intercettata dalla Squadra Mobile il 14 novembre 2023, in cui si fa riferimento a un evento organizzato da quest'ultimo a cui doveva essere invitato Javier Zanetti (estraneo all'inchiesta, ndr), vicepresidente dell'Inter, tramite Andrea Beretta, ex capo della Curva Nord e ora collaboratore di giustizia. Un evento che si tiene tre giorni dopo e che avrebbe visto l'effettiva partecipazione dell'ex capitano nerazzurro. Intercettato, Bellocco - rampollo della famiglia di Rosarno ucciso proprio da Beretta in un agguato nel settembre scorso a Cernusco sul Naviglio - "rivelava di aver ricevuto un messaggio da Zanetti alla fine dell'evento e di voler andare a mangiare presso il suo ristorante, dicendo 'Mi ha mandato un messaggio (Javier Zanetti, ndr): spero che il ragazzo sia stato contento...emmh tutte cose...dopo andiamo a mangiare, andiamo a mangiare da lui (Zanetti, ndr) un giorno di questi".

I tassi di usura del 400 %

Il reato di usura contestato riguarda "prestiti elargiti, da più persone, tra i quali, secondo l'impostazione accusatoria, anche il defunto Bellocco Antonio, a un imprenditore comasco, dal quale sono stati pretesi interessi fino al 400% e nei confronti del quale, negli ultimi mesi, sono state rivolte reiterate minacce per indurlo a versare quanto pattuito. L'ultima ipotesi oggetto di contestazione, originariamente attribuita anche allo stesso Bellocco, riguarda l'utilizzo di una società per l'emissione di fatturazioni per operazioni inesistenti finalizzate all'evasione delle imposte sui redditi e Iva". Il clan della 'ndrangheta dei Bellocco avrebbe prestato soldi, quasi 400mila euro in totale, a tassi usurari fino al 400% ad un imprenditore comasco, titolare di una società che si occupa di programmazione e trasmissioni televisive. "Quando pensi di rientrare? I soldi di Antonio erano i miei", sono solo alcune delle minacce all'imprenditore, riportate nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Milano Domenico Santoro.

L'inchiesta della Dda

Le misure cautelari sono state emesse nei confronti di Francesco Intagliata, Filippo Mondardo, Giuseppe Orecchio, Dario Scarfone e Domenico Sità (in carcere) e nei confronti di Carmelo Montalto e Mauro Russo, ai domiciliari. Gli episodi che hanno portato ai nuovi arresti erano già emersi nel corso delle indagini ma sono stati successivamente approfonditi e meglio delineati attraverso le dichiarazioni delle persone offese, gli interrogatori resi dal collaboratore di giustizia Andrea Beretta, ex capo della curva Nord, già in carcere anche per l'omicidio di Antonio Bellocco, e accertamenti mirati di natura economica e finanziaria. Le vicende estorsive contestate attengono a diversi ambiti, e in particolare a versamenti di denaro illecitamente pretesi dal gestore dei parcheggi dello Stadio Meazza al fine di garantirsi una sorta di “tranquillità ambientale”; al recupero di somme di denaro connesse a prestiti di natura usurana ovvero finanziamenti per attività economiche; infine, al tentativo di estromettere il Beretta dalla gestione della sua società di merchandising. Il reato di usura contestato riguarda, invece, prestiti elargiti, da più persone, tra i quali, secondo l’impostazione accusatoria, anche il defunto Bellocco Antonio, a un imprenditore comasco, dal quale sono stati pretesi interessi fino al 400% e nei confronti del quale, negli ultimi mesi, sono state rivolte reiterate minacce per indurlo a versare quanto pattuito.

L’ultima ipotesi oggetto di contestazione, originariamente attribuita anche al medesimo Bellocco, riguarda l’utilizzo di una società per l’emissione di fatturazioni per operazioni inesistenti finalizzate all’evasione delle imposte sui redditi e IVA.

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