
Cosa è diventato il Concerto del Primo Maggio di Roma, a parte essere estremamente noioso? A sinistra sono riusciti a rendere divisivo perfino un tema come il Lavoro, oltre al 25 aprile, e non era facile, questo va detto. Da anni, ormai, il palco è diventato lo sfogatoio di gente di sinistra che si rivolge a gente di sinistra. Certo, essendo stato organizzato dai sindacati non è che si possa pretendere chissà che, però fino ad alcuni anni fa si è visto qualche artista di destra o, comunque, non schierato apertamente a sinistra. E forse è tempo di ripensare al concetto del Concertone se si vuole davvero fare un evento incentrato sul Lavoro, invece del solito festival dei centri sociali, però con una quantità pressoché illimitata di budget. Perché quello che hanno fatto i Patagarri è stato grave.
Partendo dalla loro difesa, in un post social si difendono sostenendo di essere "esseri umani che non riescono a stare in silenzio di fronte alla morte e alla distruzione, musicisti che hanno imparato dalla musica a cercare quello che unisce e non ciò che divide, a far funzionare un insieme composto da diversità". Sostengono di aver suonato "una canzone della tradizione ebraica, che da tempo fa parte del nostro repertorio e ne fa parte perché noi non siamo mai stati contro una popolazione o l'altra. Ma abbiamo sentito la necessità di privarla del testo originario, che parla della gioia di stare insieme, per sottolineare che da troppo tempo, nel Medio Oriente, quella gioia non esiste più". Riassumendo alle brevi: ammettono di aver fatto un'azione di appropriazione culturale per provocare il popolo che a quella canzone tiene come a poche altre. Hanno usato una canzone ebrea per invocare la liberazione della Palestina e la scomparsa di Israele, un gesto di una violenza inaudita.
Era proprio necessario? La risposta è no, ovviamente, perché qualunque persona che parlasse senza fanatismi da una parte o da un'altra si renderebbe conto che c'erano tanti altri modi per sostenere la Palestina, anche da quel palco, senza storpiare e sfregiare un canto ebraico. Quella è stata un'azione scientemente studiata, ragionata e preparata, pertanto ancora più grave. Ed è inutile anche chiedersi cosa abbiano detto gli esponenti della sinistra parlamentare, che dovrebbero essere una voce istituzionale, per condannare questa appropriazione. Loro che sono sempre pronti ad aditare qualunque ingiustizia come forma di fascismo. L'unica voce che si è alzata del Pd è stata quella di Emanuele Fiano, notoriamente di origine ebrea, che ha criticato il silenzio del suo partito.
Uscendo dal mondo politico ed entrando in quello artistico, Valerio Lundini, tra gli artisti incomprensibilmente più amati dai giovani di sinistra, ha replicato a David Parenzo che, da ebreo, si è sentito offeso dalla rivisitazione di Haga Nagila. Chissà come reagirebbero i compagni se, invece che un canto ebraico, davanti a milioni di persone venisse sfregiata Bella Ciao.
E no, non trasformandola in una canzone dance, che rappresenta un altro tipo di sfregio che però a loro pare andare bene, ma cambiandone le parole e, per assurdo, trasformandolo in un inno in omaggio ai morti delle Foibe e contro i partigiani. Ma nessuno oserebbe mai tanto, per una questione rispetto di quel canto: basterebbe mettersi nei panni degli altri per capire, e non solo nei panni che vanno comodi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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