Anni di battaglie sulla laicità della scuola, per togliere i crocifissi dalle aule e cancellare l'ora di religione cattolica dai programmi scolastici ci hanno portato all'immagine scioccante di una scolaresca di bambini di un asilo in provincia di Treviso inginocchiati a pregare verso la Mecca dentro una moschea. Tutto nasce lo scorso mercoledì quando alcuni bambini dell'asilo di Ponte della Priula, una frazione di Susegana in provincia di Treviso, vengono portati dagli insegnanti in visita alla moschea locale con l'obiettivo di creare «un ponte tra le culture». Così i bambini prima sono stati costretti ad ascoltare il sermone dell'Imam, poi hanno dovuto partecipare alla preghiera islamica in ginocchio con la fronte per terra rivolti verso la Mecca. Come se non bastasse, la stessa scuola lo scorso mese, in occasione della fine del Ramadan, aveva distribuito un opuscolo spiegando il significato della festività islamica.
Stefania Pillon, un'insegnante dell'asilo, ha giustificato la gita al centro islamico spiegando che, essendoci alcuni bambini musulmani nelle classi «abbiamo voluto portare i nostri bambini in moschea per far conoscere loro meglio un aspetto della vita quotidiana dei loro compagni».
Evidentemente alla maestra sfugge la differenza tra visitare un luogo religioso e far pregare i bambini, in questo caso si tratta di un indottrinamento nei confronti di bambini in un'età in cui non hanno sviluppato la coscienza critica e l'arbitrio di poter scegliere in modo libero. Lo ha spiegato anche il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche Noemi di Segni: «Noi portiamo i bambini a visitare il museo e la Sinagoga di Roma ma certo non li facciamo partecipare alla preghiera». È perciò un fatto grave che ha portato il Ministero dell'Istruzione a richiedere all'Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto di avviare le necessarie verifiche ed è così emerso un altro fatto che lascia ancor più sconcertati. L'asilo in questione non è infatti una scuola pubblica ma una paritaria cattolica e portare i bambini a pregare in una moschea è l'emblema del cedimento culturale e valoriale di una parte del mondo cattolico verso l'islam. Come spiega infatti a Il Giornale il senatore di Fdi Luca De Carlo: «Qualcuno vorrebbe che noi ci vergognassimo della nostra identità ma se siamo forti dei nostri valori non abbiamo paura del confronto». Secondo il segretario regionale della Lega Alberto Stefani invece «le gite scolastiche siano l'occasione per mostrare la storia del Veneto che parla di valori cristiani e difesa delle tradizioni».
L'inopportunità della decisione dell'asilo trevigiano è testimoniata anche dai crescenti episodi di radicalizzazione islamica nel Nord Est come a Monfalcone dove l'europarlamentare della Lega Anna Cisint (nella foto) è stata di recente nominata «Consigliere delegato alla sicurezza, legalità, lotta al degrado e lotta alla radicalizzazione islamica». Come spiega la Cisint a Il Giornale: «Oltre alle bambine spose contro la loro volontà e al velo islamico integrale, in questi giorni ho iniziato a trattare un altro temo fino ad oggi sconosciuto; di pomeriggio alcune associazioni musulmane organizzano nelle case delle famiglie scuole coraniche». A difendere la visita è invece Yassine Lafram, presidente dell'Unione delle comunità islamiche in Italia.
Il caso di Treviso è però solo l'ultimo in ordine di tempo di
una serie di preoccupanti episodi avvenuti nelle scuole italiane nei confronti dell'islam a cominciare dalla chiusura dell'Istituto Iqbal Masih di Pioltello per il Ramadan, segno di una crescente sottomissione culturale.
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