Gina Lollobrigida, l'avvocato Ingroia: "A me sembrava più che lucida"

Ai microfoni di Radio Cusano, Antonio Ingroia commenta la condanna di primo grado a 3 anni per circonvenzione di incapace, per il factotum dell'attrice Andrea Piazzolla

Gina Lollobrigida, l'avvocato Ingroia: "A me sembrava più che lucida"
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Dopo un processo durato diversi anni, il 13 novembre il giudice monocratico del tribunale di Roma ha ritenuto Andrea Piazzolla il factotum dell'attrice Gina Lollobrigida colpevole, con sentenza di primo grado, di circonvenzione di incapace per aver sottratto beni dal patrimonio dell'attrice tra il 2013 e il 2018, condannandolo a 3 anni di carcere e al risarcimento di mezzo milione di euro agli eredi, in attesa di discutere la vicenda in sede civile. Il tribunale ha inoltre disposto il dissequestro della villa sull'Appia antica a favore degli eredi della Lollobrigida.

Le parole dell'avvocato della Lollobrigida

La sentenza che ricordiamo di primo grado, era abbastanza prevedibile vista la precedente richiesta del pm di 7 anni e mezzo di reclusione per Piazzolla, ma ha ulteriormente acceso gli animi nelle due parti contrapposte. Da un lato Andrea Piazzolla dall'altro la famiglia dell'attrice che tramite il legale Michele Gentiloni Silverj dopo il verdetto aveva dichiarato: "Finalmente è stata fatta giustizia".

Oggi a scendere in campo è l'avvocato di Gina Lollobrigida Antonio Ingroia, per dire la sua sulla sentenza, parlando ai microfoni di Radio Cusano:Al di là della sentenza e della responsabilità di Andrea Piazzolla, questa ipotesi di reato è pesante per l’immagine e la reputazione di Gina Lollobrigida. Circonvenzione di incapace, quindi incapace di gestire i propri affari e i propri interessi, a me ha lasciato sempre molto perplesso”. L'avvocato, anche durante la trasmissione di Rai1 Storie Italiane condotta da Eleonora Daniele, aveva raccontato che questa sentenza era andata a "toccare" direttamente Gina Lollobrigida:

A parte il processo nei confronti di Piazzolla, è stata anche sottoposta (Gina Lollobrigida) all’amministrazione di sostegno, ossia un amministratore giudiziario le gestiva il patrimonio senza confrontarsi con lei, quindi trattata come una deficiente”. Parola ritenuta estremamente forte, che però l'avvocato ha spiegato: “Ho usato le parole utilizzate nella perizia su cui si è fondata la sentenza, perché si parla appunto di deficienza psichica della signora Lollobrigida. Non sono né psichiatra né psicologo – ha sottolineato -ma a me sembrava più che lucida e molto ferma”.

E sul rapporto tra la diva e Andrea Piazzolla l'avvocato ha raccontato: “Vedevo della sincerità, ma è chiaro che lei dipendeva in tutto e per tutto da lui. Era diventato il mondo della Lollobrigida”. Molto chiara quindi la sua posizione, anche per quanto riguarda la sparizione dell'ingente patrimonio: "È vero che Gina Lollobrigida aveva un patrimonio molto più cospicuo, ma sono sempre stato convinto che queste donazioni fossero una scelta deliberata di Gina Lollobrigida”.

I punti focali

Tutti i punti su cui l'avvocato Ingroia si è soffermato si riferiscono agli atti del processo partito dopo le denunce presentate dai familiari dell’attrice Milko Skovic, il nipote Dimitri e il marito spagnolo Javier Rigau contro Piazzolla. Secondo l'accusa, l’uomo avrebbe depauperato il patrimonio dell'attrice abusando del suo stato di debolezza psichica, inducendola a isolarsi dagli affetti familiari e facendole compiere una serie di atti giuridici che le hanno causato un danno patrimoniale milionario.

"Ho visto un forte cambiamento nel comportamento di mia madre. Una persona si è approfittata della sua debolezza - aveva raccontato il figlio dell'attrice in aula - ho deciso di denunciare perché lei dopo la conoscenza di Piazzolla è cambiata. È diventata fuori controllo. Mia madre era molto attenta a come spendeva soldi, una persona semplice, non faceva feste. Tutto questo è andato avanti fino a quando non è arrivato Piazzolla intorno al 2009".

L'"incapacità" della diva

A supporto di queste parole alcune perizie psichiatriche, la prima quella commissionata dal pm Laura Condemi sulle condizioni mentali della Lollobrigida dalla quale emerse che soffriva "di un "indebolimento della corretta percezione della realtà tale da configurare una condizione di deficienza psichica e di menomazione del potere di critica". Lo psichiatra forense Massimo Di Genio certificò che Lollobrigida "pur senza sconfinare in una condizione di infermità mentale, presenta una personalità con caratteristiche disarmoniche in cui sono emersi tratti di tipo narcisistico, ossessivo, compulsivo, istrionico e paranoideo".

Particolari questi che spiegano il perché molti conoscenti della diva la considerassero perfettamente presente a se stessa, quando nella realtà dei fatti, secondi gli psichiatri, non era in

grado di gestire il suo patrimonio e da qui la decisione di un amministratore di sostegno che potesse occuparsi di: "atti di straordinaria amministrazione inerenti alla gestione del suo patrimonio e di società".

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