I gusti sessuali non fanno la felicità

I figli non si abbandonano, anche se e quando ci risulta arduo condividerne le scelte, accettarne l'orientamento, sposarne lo stile di vita

I gusti sessuali non fanno la felicità
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Direttore Feltri,

Le scrivo in cerca di un consiglio o forse di una parola di conforto. Il mio unico figlio, 22 anni compiuti da qualche settimana, mi ha confessato qualche giorno fa di essere gay. La madre, dalla quale ho divorziato una decina di anni fa, lo sapeva, ne avevano già parlato, ed è stata lei a consigliare al ragazzo di parlarmene, garantendogli che avrei compreso e accettato la cosa. Tuttavia non ci riesco. Da quando ho appreso tutto ciò ho smesso di dormire, sono nervoso, non riesco ad essere concentrato

sul lavoro, ho difficoltà ad approcciarmi a mio figlio, per il quale avrei voluto una esistenza normale, che si facesse una famiglia, che avesse dei figli. Mi sarei immaginato nonno tra qualche anno, invece questa ipotesi devo scartarla. Mi domando se sia colpa mia, forse sono stato troppo assente e a mio figlio è forse mancato un modello maschile di riferimento, dato che non abbiamo vissuto sotto lo stesso tetto. Sono assalito da dubbi, sensi di colpa, rimpianti. Sono un uomo disperato. Se osassi confidare questi miei sentimenti agli amici, è probabile che riceverei

critiche, perché ormai la società intera vede omofobia ovunque. Ma io non sono un omofobo, sono soltanto un padre che avrebbe desiderato vedere il proprio figlio compiere certi passi ed essere felice.

Pasquale I.

Caro Pasquale,

è notizia di poche ore fa: un padre ha portato e abbandonato il figlio, studente di un liceo scientifico di Milano, in Africa, in Togo precisamente, dove abita la madre, poiché il ragazzo gli avrebbe rivelato la propria omosessualità. Il tizio, sperando che nel continente africano il giovane possa essere raddrizzato, lo ha condotto con l'inganno laggiù per poi sequestrargli il passaporto e ripartire per l'Italia da solo. A denunciare questi fatti è stata una compagna di scuola del ragazzo insieme al papà di lei. Trovo questa storia folle e scandalosa.

I figli non si abbandonano, anche se e quando ci risulta arduo condividerne le scelte, accettarne l'orientamento, sposarne lo stile di vita. Un figlio non è mai un oggetto difettato da portare a riparare o da buttare via se non funziona come noi avremmo auspicato. Si dice che i genitori non si scelgono, beh, neppure i figli. Ci capitano. Possiamo scegliere di metterli al mondo o di non metterli. Ma, allorché decidiamo di divenire genitori, accettiamo implicitamente di includere nella nostra esistenza una creatura, un altro essere vivente, che non corrisponderà alle nostre aspettative, ai nostri desideri e ai requisiti che noi abbiamo in testa, che non risponderà ai nostri comandi, bensì che avrà una sua autonoma vita, una sua identità, una sua personalità. Se non si è disposti ad amare un figlio per quello che è e che sarà, tanto vale non procreare.

Il tuo non ti ha confessato di essere un assassino, di essere tossicodipendente o di avere una malattia incurabile. Insomma, nulla di tragico, sebbene comprenda benissimo il tuo stato d'animo. Seguimi, sto cercando insieme a te di ridimensionare il fatto, di farlo apparire e di mostrartelo per quello che è: qualcosa di inaspettato sì, ma non di insuperabile.

Mi stupisce che tu faccia discendere dalla omosessualità di tuo figlio la sua presunta impossibilità di essere felice. La felicità non è connessa all'orientamento sessuale, ma essa dipende dalla capacità della persona di estrinsecare le sue potenzialità, di essere vero fino in fondo, senza fingere di essere quello che non è, di individuare uno scopo, un obiettivo esistenziale, traendo soddisfazione dal perseguirlo quotidianamente. Per me lo scopo, ad esempio, è stato ed è scrivere. La felicità non è qualcosa che risiede nelle mutande o in camera da letto.

Peraltro non viviamo in un tipo di società in cui i gay vengono discriminati, anzi, pare che essere omosessuali possa costituire un vantaggio in diversi ambiti. Quindi di cosa diavolo ti preoccupi? Nemmeno abitiamo in un Paese islamico in cui i gay vengono puniti, perseguitati, arrestati, uccisi. Nulla a tuo figlio sarà precluso perché omosessuale.

Il tuo ragazzo ti ha dato prova di fiducia e di amore svelandoti le sue propensioni. Credo anche che egli avesse bisogno di sentirsi accettato da te, capito. Ora, è fisiologico che tu ti senta disorientato, confuso, atterrito, però, superata questa fase iniziale e razionalizzata l'intera faccenda, sono sicuro che guarderai alle cose con maggiore serenità e che questa sarà una opportunità per avvicinarti di più a quel figlio alla cui infanzia e adolescenza ritieni di essere stato poco partecipe.

Quanto ai sensi di colpa, non dovresti tormentarti con i «se» e i «ma». Non è responsabilità di nessuno se tuo figlio è omosessuale.

Ti dico la verità: io non so se si nasca gay o si divenga gay. Però so che l'attività più sciocca a cui possiamo dedicarci è quella di ossessionarci con le ipotesi. Ci sono cose che non possiamo cambiare. E queste cose qui non ci resta altro da fare che accoglierle.

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