Cara Valeria, le scrivo questa lettera pur sapendo di rischiare di essere fraintesa. Vengo da una buona famiglia che non mi ha mai fatto mancare nulla (per usare un eufemismo, mia sorella ed io siamo sempre state viziatissime) e che mi ha sempre fatto frequentare un «certo» ambiente. Ho studiato, mi sono laureata e credo che i miei genitori riponessero su di me discrete aspettative. Ho sempre avuto corteggiatori più che benestanti e credo pensassero che prima o poi ne avrei sposato uno garantendomi una vita agiata come quella che hanno provveduto a farmi avere loro. Invece dopo la laurea mi sono cercata un lavoro e non «tanto per fare» ma dedicandomici con tutta me stessa. Ho frequentato quei ragazzi figli di papà per anni senza però trovare particolarmente affascinanti le loro strade già spianate e la grinta di «risulta» con la quale affrontavano le cose. Fatto sta che non mi sono sposata con uno di loro ma con un uomo che si è fatto da solo. Oggi che la nostra unione vacilla, le differenze tra noi iniziano a diventare insopportabili e insormontabili e io non posso fare a meno di chiedermi se non avessero ragione i miei genitori nel volermi incanalata in tutt’altre scelte.
Beatrice D.A.
Mi duole dirle, cara Beatrice, che comprendo benissimo il suo dubbio e faccio persino di più: le dico che onestamente, date le premesse, il racconto delle sue scelte mi sembra il più classico esempio di ribellione pacifica al quale si possa assistere. I suoi genitori hanno fatto in modo che lei non dovesse lavorare e lei si è cercata un lavoro e ci si è buttata a capofitto, i suoi le hanno fornito un ambiente ovattato pieno di gente benestante e lei è andata a scegliersi l’unico che benestante non ci è nato e se l’è sposato. Non dico sia stato un errore, questo lo dice lei alla fine della lettera spiegando che la sua unione ormai «vacilla», ma di certo si è trattato di una «reazione» più o meno consapevole. Magari il suo matrimonio sarebbe andato male anche con uno di quei figli di papà che tanto l’annoiavano già in gioventù e forse sarebbe arrivato al capolinea persino prima. Ma di sicuro non si sarebbe trovata a fare i conti con le differenze insormontabili che si insinuano solo tra persone troppe diverse.
Ma sono ormai passati anni da quando, per un motivo o per l’altro, ha fatto quelle scelte. E mi sembrerebbe improduttivo continuare ad arrovellarsi. Le storie personali sono sempre il motore che ci muove nella vita in una direzione o nell’altra. E questo è stato il suo percorso. Ci faccia pace.