Roberta Bruzzone: "Insultata e minacciata. Ho il terrore di un attacco con l’acido"

La criminologa è parte civile nel processo contro Mirko Avesani, l’uomo che l’ha perseguitata per anni con minacce e insulti sui social

Roberta Bruzzone: "Insultata e minacciata. Ho il terrore di un attacco con l’acido"
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Non è sul banco dei consulenti, ma su quello delle vittime. La nota criminologa Roberta Bruzzone ha raccontato in aula la sua esperienza di vittima di stalking, un incubo che dura da otto anni e che ha profondamente segnato la sua vita. "Non vivo più con la serenità che avevo prima", ha dichiarato durante la sua testimonianza. "Prima di imbattermi in questa persona che ha votato la sua esistenza a distruggere la mia".

Il riferimento è a Mirko Avesani, 51 anni, neurologo veronese, che dal 2017 avrebbe iniziato una vera e propria campagna persecutoria nei confronti della criminologa, con messaggi social, email, insulti pubblici e continui tentativi di screditamento.

Un incubo che va avanti da anni

Avesani è stato già condannato in primo grado a 9 mesi di reclusione, pena sospesa con l’obbligo di versare una provvisionale di 15mila euro. Ma le molestie non si sarebbero fermate. Oggi è nuovamente imputato con l’accusa di stalking, e Bruzzone ha testimoniato in aula a Roma, raccontando l’angoscia costante che vive da anni.

"Ho il terrore di un attacco con l’acido", ha dichiarato, aggiungendo che in più occasioni è stato insinuato che “meritasse” un’aggressione simile. La paura non è solo per sé, ma anche per il marito, spesso preso di mira nei post offensivi pubblicati da Avesani, che lo ha definito “cornuto, demente, faccia da bue”.

L’inizio della persecuzione

L’escalation di minacce e insulti sarebbe cominciata con un post su Facebook nel 2017, contenente gravi offese sessiste. Da allora, Bruzzone racconta di essere stata oggetto di una persecuzione continua, culminata in episodi inquietanti anche durante le udienze. "È successo anche a Verona: è entrato in aula come una furia, ha inveito contro di me, si è avvicinato al banco dove testimoniavo gridando che avevo insultato la madre. È stata una situazione sconvolgente".

In un altro episodio, con un account fittizio intestato a “Marco Marche”, Avesani avrebbe pubblicato un messaggio inquietante: “La tigre andrà a fuoco”. La “tigre”, ha spiegato Bruzzone, è un soprannome con cui viene spesso identificata per via del suo stile comunicativo deciso e del tatuaggio che porta sulla spalla sinistra.

Diffamazione e tentativi di screditamento

Oltre agli insulti e alle minacce, Avesani avrebbe inviato esposti e segnalazioni a enti pubblici e privati, con l’obiettivo di screditare la professionista. In queste comunicazioni, Bruzzone veniva definita "manipolatrice, razzista, xenofoba, bugiarda, incompetente e delinquente". Il clima di terrore ha avuto conseguenze anche nella vita quotidiana della criminologa, che ha raccontato di dover partecipare a ogni evento con una scorta, per tutelare la propria sicurezza.

Il processo è in

corso e il caso pone nuovamente l’attenzione sulla gravità dello stalking online, una forma di violenza ancora troppo spesso sottovalutata, ma capace di compromettere profondamente la vita delle vittime.

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