
Sono tutti quanti con il naso rivolto verso l'alto. Cercano una scia che confermi la psicosi collettiva. Nel 1978, l’Italia si ferma a perlustrare il cielo. Non per una nevicata o una tempesta, ma per un fenomeno inatteso: centinaia di segnalazioni di luci, dischi, sfere e “carri volanti” incontrano un pubblico curioso e pronto a credere. È l’anno della grande ondata: migliaia di ritagli su giornali, tremila dossier, 2000 avvistamenti censiti, numeri inediti che trasformano il Belpaese in epicentro dell’ufomania europea.
Non c'è sosta: ogni mese porta in dote nuove segnalazioni. Al Nord si contano pochi casi, ma in Abruzzo, Molise, Liguria, Toscana e Campania l’eruzione ufologica diventa virale: Firenze, Siena, l’Aquila, Chieti, Salerno, Napoli – tutte coinvolte con densità tra 0,5 e 2 avvistamenti ogni 100mila abitanti. L’Italia, un paese da sempre pragmatico, mostra i primi segnali di un’impressione collettiva: non solo cronache serali, ma una “psicosi da UFO” che domina le edicole e distrae le istituzioni.
Il Centro Italiano Studi Ufologici – CISU – registra come non mai: 2.400 ritagli digitalizzati, 1.800 fascicoli, un “Progetto ’78” che mira a catalogare ogni lume o strano oggetto volante. Scienziati e giornalisti collaborano con entusiasmo o scetticismo: si parla di disinformazione di massa, persino di manipolazioni orchestrate, e se ne discute in convegni ufficiali, come quello di Bologna del 2018.
Dalla primavera fino a Capodanno del 1979, si passa da poche segnalazioni mensili a diverse centinaia, in un crescendo che non generò panico, ma una sorta di febbrile attesa, alimentata da sedicenti contattisti e proclami di arrivi imminenti. L’episodio più singolare si verifica nel cosiddetto “Triangolo dell’Adriatico”, una zona costiera compresa tra Marche, Abruzzo e il Gran Sasso. Nella notte tra il 14 e il 15 ottobre, alcuni pescatori di Pescara raccontarono di aver visto colonne d’acqua sollevarsi per decine di metri, accompagnate da intensi fasci luminosi. Il mese successivo, il comandante di una motovedetta riferì alla Capitaneria di porto di aver osservato «un segnale rossastro elevarsi dal mare verso il cielo». Col senno di poi, molti attribuirono quei fenomeni all’emissione di metano dai fondali marini: a contatto con l’aria, il gas avrebbe innescato esplosioni luminose e provocato le impressionanti colonne d’acqua.
Un'altra tra le segnalazioni più contorte avviene sul Monte Musinè, vicino Torino. Due escursionisti affermano di essere stati investiti da un accecante fascio luminoso: uno dei due finisce ustionato, con capelli bruciati e lesioni misteriose. Si parla di “umanoidi” che lo sollevano, prima che tutto s’incendi in un flash impetuoso. La stampa locale racconta il tutto con titoli terrorizzanti.
A Roma, nel mese di dicembre, le torri comando di Fiumicino intercettano un fascio luminoso color arancio. I media parlano di “un oggetto grande, velocissimo, silenzioso”, osservato da numerosi testimoni. In tutto il resto del Paese si moltiplicano le segnalazioni.
Sempre in dicembre esplode il mito di Pier Fortunato Zanfretta, brigadiere di Genova. Racconta di “extraterrestri dalle sembianze mostruose”, di esseri armati che lo scortano dentro un UFO, lo toccano, lo sollevano. La testimonianza arriva alla Pretura, attratta dalla storia di questo tizio che scompare una notte soltanto, per poi riapparire trafelato e febbricitante. Il dossier passa al Ministero, poi finisce premuto in archivio nel gennaio 1980. Ma resta nella leggenda, alimento per libri, documentari, elucubrazioni. Zanfretta diventa icona di un’Italia che, per una volta, dismette lo scetticismo e abbraccia l’inspiegabile. È una figura quasi shakespeariana, l’eroe involontario dell’invasione immaginaria: tra dischi volanti e terrore silenzioso, il suo incontro ravvicinato scuote un intero paese.
Ancora oggi, a distanza di così tanto
tempo, il 1978 resta l'anno che in Italia ha fatto registrare il maggior numero di avvistamenti Ufo. Un fatto epocale: anche senza la viralità dei social la moltiplicazione delle suggestioni si rivelò del tutto inarrestabile.