Politica

Aut aut della Lega: «No ai candidati dell’Udc»

Formigoni: «Silvio deve mettere da parte il suo malumore, anche se è più che giustificato»

da Roma

Ricucire con Casini? Con Pierferdinando? «Sono completamente d’accordo - risponde Roberto Calderoli - . Infatti a lui e ai suoi io cucirei la bocca». Ma Silvio Berlusconi chiede «pazienza» ai parlamentari della Cdl perché a maggio si vota per le amministrative e senza un accordo con l’Udc il centrodestra rischia di perdere molte città. Palermo, Frosinone, Genova, persino Monza e Verona: l’elenco dei comuni in bilico è molto lungo. E se, aggiunge il Cavaliere, «siamo in regime di separazione», bisogna almeno evitare il divorzio definitivo da chi «vale due milioni e 400 mila voti».
Ago e filo, questo è il consiglio che arriva anche da Roberto Formigoni: «A Silvio dico di rimettere da parte il suo malumore. È più che giustificato, però bisogna ripartire al più presto perché gli 11 milioni che andranno alle urne non perdoneranno le nostre divisioni. Buttare fuori dall’alleanza l’Udc? Non è questa la strada, ricordiamoci come andò a finire nel 1996 quando la Lega era da sola». Aggiunge Lino Jannuzzi, il senatore di Forza Italia che martedì ha votato sì al rifinanziamento della missione in Afghanistan: «Allargare lo strappo alla vigilia delle elezioni invece di sanarlo è una vera fesseria».
Gianfranco Fini assicura che «nessuno ci pensa ad andare alle amministrative senza l’Udc, anche perché la maggioranza delle intese è già fatta». La Casa delle libertà, insiste, non ha problemi di leadership: «Questo è chiaro per milioni di italiani ma non per alcuni nostri amici». Però, dice ancora il presidente di An, adesso «dobbiamo lavorare per unire la Cdl e non per dividerla: Berlusconi ha ragione quando dice che queste elezioni hanno una forte valenza politica, ma non si possono prendere i voti delle politiche e tradurli in voti amministrativi, non funziona così».
Al centrodestra servono cioè degli accordi e dei candidati in grado di vincere. Soprattutto, dei candidati unici. Invece la Cdl per ora ne schiera due a Como, due a Frosinone, addirittura tre a Verona, senza parlare delle polemiche siciliane. Il problema è che lo scontro sull’Afghanistan ha lasciato diversi cocci nell’alleanza, che si sono sovrapposti a malumori e divergenze d’opinione e di strategie provocati dal dibattito sulla riforma elettorale.
E la Lega è «stufa», come spiega Roberto Maroni: «Vogliamo che sia fatta chiarezza nei rapporti con l’Udc prima delle amministrative perché siamo stanchi degli insulti, del disprezzo, dei loro tatticismi. Se si deve ricucire, si faccia subito, in tempi rapidi. Altrimenti si prenda atto che i centristi vanno per conto loro». E Calderoli: «È davvero curioso andarsene via da una coalizione, votando a Roma assieme al governo, e poi passare all’incasso in periferia per riscuotere sindaci e assessori». Conclusione, «no a candidati dell’Udc, perché i nostri elettori non capirebbero».
Lorenzo Cesa risponde a muso duro: «Noi abbiamo appena il sei per cento a Monza e una cifra uguale nel Veneto. Se vogliono fare a meno di noi, facciano pure. Si possono accomodare». Ma l’Udc, giura il segretario, non pensa alla politica dei due forni e non ha nessuna intenzione di correre da sola, almeno non a giugno: «Sulle amministrative non c’è proprio nulla da chiarire, c’è soltanto un’intesa che verrà confermata. Quanto alla Lega, vedo che loro fanno solo delle sceneggiate...».
Seguiranno settimane di contatti e di difficili mediazioni. E mentre l’Udc prosegue sulla strada delle mani libere, An vorrebbe stringere nell’altra direzione. «Non si può attendere ancora a far decollare il partito del centrodestra - dice Adolfo Urso - .

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