
La sostenibilità costa cara e non tutti se la possono permettere. Il tema ambientale è sempre più all'ordine del giorno ma impatta (e non poco) sui portafogli delle famiglie, che faticano a fare quadrare i conti a fine mese e non sono sempre a loro agio quando si tratta di mettere a frutto i risparmi. Insomma se da un lato c'è la voglia di ristrutturare casa per riportarla a valori più alti di efficienza energetica oppure di comprarsi un'auto elettrica perché ormai la mobilità, soprattutto in una città come Milano, è diventata sempre più «vietata» per chi si muove con automezzi dal motore termico, dall'altro non sempre si riscontra la reale possibilità di farlo, magari ricorrendo ai ricavi di un investimento ben fatto, che però richiede qualche competenza finanziaria.
A tracciare lo scenario è una ricerca promossa da Adiconsum Lombardia, presentata durante il Congresso tenutosi ieri a Milano che ha riguardato un campione composto da uomini (53,8%) e donne (45,7%), con età media di 49 anni e un buon grado di istruzione (maturità 46.7%, laurea 38,2%). Il 45,3% è coniugato. Il 40,6% ha un lavoro a tempo indeterminato, il 33,5% una pensione, l'11,3% sono studenti. Il reddito mediano è di 1.729 euro al mese. Le province più rappresentate sono Milano (42,9%), Brescia (17,9%), Bergamo (15,1%) e Monza (12,7%).
«La sostenibilità osserva il presidente di Adiconsum Lombardia, Christian Gambarelli - deve essere sostenibile. Molte famiglie della pur ricca Lombardia stanno facendo fatica a reggere i costi attuali di vivibilità, tra tassi di interessi sui mutui, costi energetici, salari erosi dall'inflazione. Le transizioni energetica, digitale e ambientale sono necessarie e inevitabili, ma dobbiamo porci il problema di come supportare le famiglie per affrontarne i costi, tenuto conto che il livello di indebitamento delle stesse risulta già elevato, tanto che dal 2022 ad oggi le richieste di aiuto ai nostri sportelli sono aumentate del 35%».
Dall'indagine emerge che più di sei intervistati su dieci ( il 65%) si dimostrano sensibili al tema del consumo sostenibile, in particolare per quanto riguarda l'impatto sociale dei prodotti acquistati (61,5%) ed il cambiamento delle proprie abitudini (59,4%) ma per il 65,6% il costo elevato dei prodotti sostenibili è un ostacolo. Tra in più sentiti resta comunque il tema della mobilità. Negli ultimi anni le scelte «green» di tante città hanno praticamente rivoluzionato il modo di muoversi, imponendo soprattutto nei centri storici, l'uso esclusivo di mezzi elettrici o ibridi o in alternativa quello di mezzi pubblici o on sharing. Ciò detto in regione l'uso dell'auto resta ancora più diffuso di quello dei mezzi pubblici (54,2%), che è ostacolato soprattutto dal cattivo collegamento tra zone (47,2%), dall'irraggiungibilità delle aree di provincia (43,4%) e dai frequenti ritardi (37,7%). Circa 6 persone su 10 ritengono che i servizi di car sharing siano un'alternativa valida all'automobile ma ciononostante, solo il 12,3% fa uso di strumenti di sharing mobility. Anche per quanto riguardo l'acquisto di auto elettriche ed ibride non mancano le criticità: il 69,3% giudica il costo troppo elevato rispetto alle auto tradizionali, il 42% evidenzia i problemi inerenti alla mancanza di infrastrutture di ricarica e il 37,3% alla limitata autonomia della batteria. Altre difficoltà riguardano la mancanza di incentivi finanziari (19,8%), i minimi vantaggi economici (14,2%), la scarsa disponibilità di modelli (9,9%) e la carenza di pezzi di ricambio (7,5%). Il 5,7% è preoccupato dell'affidabilità delle prestazioni.
E poi la casa. Al di là delle difficoltà legate ad un generale aumento di prezzi gli investimento per apportare migliorie energetiche stentano a decollare. Il 38,7% degli intervistati ha sostenuto spese per rendere le proprie abitazioni energeticamente efficienti, mentre molti utilizzano forme di risparmio energetico sui dispositivi tecnologici (62,8%) e gli elettrodomestici (79,7%).
Il motivo principale che frena gli investimenti per rendere la propria casa più ecologica è l'alto costo degli interventi (50,6%), seguito da finanziamenti o incentivi insufficienti (24,1%). Molti si dimostrano incerti anche per la mancanza di informazione sui vantaggi a lungo termine e l'eventuale futura obsolescenza delle tecnologie (36,8%).
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