
Le Mans non è solo una gara. È una veglia. Una battaglia spirituale tra meccanica e resistenza, tra tenacia e destino. E domenica, sul traguardo della 24 Ore più famosa del mondo, il sole ha illuminato di giallo il volto del vincitore. Ferrari, ancora una volta. Ma questa volta è l’AF Corse #83 a iscriversi nella leggenda. Kubica, Ye e Hanson hanno domato la pista, la notte, la fatica.
In un’edizione asciutta ma logorante, con temperature estive e strategie da calibrare al millesimo, la #83 ha fatto la differenza. Ha messo in riga tutti, anche la Porsche #6 (Estre/Vanthoor/Campbell), che ha tentato l’assalto nel finale. Ma non c’era spazio per i dubbi: 387 giri senza paura. Sul terzo gradino del podio, la #51, perfetta nell’esecuzione. Sfortunata la #50, mai veramente in lotta per la vittoria.
Intorno, il rombo delle altre categorie. LMP2 sorride a Inter Europol, GT3 alla Porsche Manthey con Riccardo Pera. E la #46 di Rossi? Fuori gioco per noie tecniche.
La #83 ha scritto la storia: è la prima squadra clienti a vincere Le Mans negli ultimi 20 anni. Kubica ha tagliato il traguardo per primo, diventando il primo pilota polacco a trionfare nella classica francese. Con lui Ye – primo vincitore cinese – e Hanson, impeccabile nel ruolo di equilibratore. 387 giri, oltre 5.300 miglia. La Porsche #6 è arrivata a soli 14 secondi, dopo un forcing finale in cui Campbell ha triplo-stintato le gomme per provare l'impossibile. La #51, regina del 2023, ha chiuso terza nonostante un testacoda di Pier Guidi e un allarme tecnico nell’ultima ora. La risposta del box fu chiara: “Spingi. Distruggi le gomme, ma resta in pista.”
Un successo anche per il made in Italy: sulla #83, come su tutte le vetture in griglia, frenavano pinze e dischi Brembo. Nessuna sostituzione in 24 ore: affidabilità da primato tecnologico. L’azienda bergamasca, infatti, era presente su tutte e 62 le auto al via, nelle tre classi, con almeno un componente del sistema frenante. Una supremazia tecnica che conferma quanto la sfida della resistenza sia oggi anche una questione di precisione industriale.
Il Mondiale? Tutto aperto. La #51 comanda con 75 punti, la #50 segue a 57, la #83 risale a 39. Ma questa Le Mans ha ridisegnato le forze in campo. Coletta lo sa. Lo si leggeva nei suoi occhi al muretto box: calma, visione, fiducia. Ha costruito un’armata. Non solo per vincere una corsa, ma per lasciare un’impronta.
Kubica, da promessa interrotta a leggenda ritrovata. Ye, poesia cinese su una pista francese. Hanson, uomo-squadra perfetto. Il Cavallino, in ogni sua forma, ha mostrato ancora una volta come si costruisce un destino.