Milano, il giallo delle chat sparite

Le battute sul costruttore Catella "vero sindaco" in risposta a un comizio. Ma nelle carte viene omesso il contesto per sostenere il teorema del pm

Milano, il giallo delle chat sparite
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Non so se si tratti di una fattispecie di reato, ma provare a ingannare l'opinione pubblica, a manipolare l'informazione, è cosa certamente disdicevole. E se a farlo dovesse essere una Procura della Repubblica, addirittura grave. Il Giornale è entrato in possesso della versione integrale di una delle conversazioni alla base dell'accusa cardine dell'inchiesta in corso sull'urbanistica milanese, accusa secondo la quale il costruttore Manfredi Catella sarebbe il sindaco ombra di Milano, al punto che l'assessore alla Rigenerazione urbana, Giancarlo Tancredi, in una chat acquisita dalla Procura e depositata agli atti, gli scrive: «Ma mi confermi come assessore?». Certo, se fosse così sarebbe grave, quantomeno sconveniente. Il punto è che così non è, e la Procura lo sa bene, avendo a disposizione l'intero scambio di messaggi tra Catella e Tancredi di quel giorno, in tutto dieci, dai quali anche uno sprovveduto capisce che i due stavano commentando ironicamente una frase pronunciata il giorno prima in un convegno pubblico dal giornalista del Fatto Quotidiano Gianni Barbacetto. La seguente, che risulta nella versione integrale di quella chat: «Il vero sindaco di Milano è Manfredi Catella». Agli atti depositati però le parole di Barbacetto non compaiono e viene trascritta solo la battuta di Tancredi, non si fa cenno al fatto che lo scambio di opinioni non fosse sul sindaco di Milano, bensì sul parere, per di più strampalato, di un giornalista del Fatto notoriamente avversario del metodo che ha fatto grande Milano. Insomma, un taglia e cuci di intercettazioni per confezionare un abito su misura alla tesi accusatoria, che tradisce innanzitutto il dovere della Procura di cercare anche tutte le prove a discapito dei sospettati. Se questa è la prova regina dell'inchiesta, figuriamoci che fondatezza possono avere tutte le altre.

Storpiare la verità a proprio vantaggio, nascondere elementi decisivi per comprendere come stanno le cose, non è soltanto una violenza nei confronti degli interessati, lo è per tutti i cittadini e, quindi, per il Paese. E, in ultima istanza, per la giustizia stessa.

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